Lombardo: “Sentenza basata su un’intercettazione irrilevante”

CATANIA – L’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo si difende dopo l’uscita delle motivazioni della sentenza che lo condanna a 6 anni e 8 mesi per il reato di concorso esterno all’associazione mafiosa.

Nel corso di un incontro con la stampa, tenutosi questo pomeriggio in un saletta dell’hotel Excelsior, un Lombardo visibilmente dimagrito e con la barba incolta ha sviscerato punto per punto tutte le pesanti accuse contenute nelle oltre trecento pagine di motivazioni della sentenza redatte dal gup di Catania Marina Rizza.

L’intercettazione. Punto forte del lungo discorso dell’ex presidente è l’intercettazione, che a suo modo di vedere, è il punto nodale della condanna. Essa risale al 28 luglio del 2008 e riguarda un incontro tenutosi presso la sede del quotidiano La Sicilia tra l’editore Mario Ciancio e lo stesso Lombardo, unitamente ad altri uomini politici. Tema del summit una variante tecnica per la costruzione di un centro commerciale in contrada Pigno, ai tempi bloccata a causa di una variante.

Questa interecettazione spiega ai giornalisti Lombardo – è stata a disposizione per sei anni degli organi inquirenti ed è stata infilata nel processo a gennaio. La sua acquisizione, relativa a un incontro con Mario Ciancio non ha nessun valore e nessuna portata. Era soltanto la richiesta di occuparmi di qualcosa che poi ha seguito il suo corso, sul cui esito nessuno è stato interrogato”.

Il fondatore dell’Mpa ha diffuso ai giornalisti le fotocopie dell’intercettazione “incriminata”.

Ho avuto il sospetto che, a seguito di questa acquisizione – ha proseguito Lombardo – vi fosse qualcosa di strano e abbiamo chiesto ai giudici di interrogare i partecipanti a quell’incontro, ma non è stato possibile farlo. Quella pratica ha seguito il suo iter e non vedo il motivo per cui una condanna debba essere concentrata su un fatto del genere“.

Il rapporto con Mario Ciancio. Raffaele Lombardo ha parlato del rapporto con il potente editore de La Sicilia, ritenendolo coinvolto ingiustamente nella vicenda giudiziaria.

“Non sta a me difendere Mario Ciancio ha detto l’ex presidentema è stato tirato per i capelli senza essere mai stato sentito o interpellato, con una procedura rispetto alla quale egli stesso ha espresso le sue perplessità. E’ impensabile dire che io sia andato da Ciancio per mia acquiescenza. Io sono andato a La Sicilia per un’intervista e a margine, davanti a un caffè, abbiamo chiaccherato. Non si può distruggere una storia per delle chiacchere e delle opinioni”.

La Tenutella. Sulla realizzazione del Centro Sicilia, il centro commerciale in contrada Tenutella, Lombardo respinge al mittente tutte le accuse dei magistrati che lo vedono come regista occulto delle operazioni per favorire l’inserimento della mafia etnea nell’affare.

“Sono accusato attraverso intercettazioni – contrattacca Lombardoin cui nessuno parla di me. Nelle motivazioni è scritto che può ritenersi assai probabile, sotto il profilo logico, che si parli di me per avere operato in favore delle famiglie mafiose catanesi. Io in quel processo non sono mai stato citato e mai stato sentito”.

Il summit. Il politico etneo smentisce anche il presunto summit tra mafiosi al quale avrebbe partecipato in una campagna del catanese. I magistrati gli contestano un ruolo di mediatore per gli affari dei clan.

“Il presunto incontro con i mafiosi che io avrei presieduto non è mai avvenutoafferma l’ex presidentee le intercettazioni di Alfio Mirabile e di La Rocca non dimostrano nulla e non fanno mai il mio nome”

I parcheggi. Sulla questione della realizzazione del parcheggio Sanzio Lombardo dedica un’ampia parte della sua conferenza stampa fiume, dicendo di aver realizzato un parcheggio misto, con investimenti pubblici e privati.

Sono stati fatti dei processi sulla vicenda e non vengo mai convocato nè sentito come testimone. Adesso vengo tirato per i capelli e infilato nella vicenda”.

La difesa “social”. Altri passaggi dell’intervento dell’ex presidente hanno interessato i rapporti con Raffaele Bevilacqua, implicato in indagini riguardanti la mafia nell’ennese e Salvatore Bonfirrato, suo braccio destro, smentendo alcun accordo elettorale.

Stesso leitmotiv per i rapporti con Rosario Di Dio, esponente della mafia etnea: Lombardo ha spiegato di non aver stretto alcun patto elettorale con l’uomo. Così come per dichiarazioni del pentito Gaetano D’Aquino che aveva accusato il politico di legami con la mafia e di essere poi sparito dopo la sua vittoria alle elezioni regionali.

Raffaele Lombardo ha annunciato che, a breve, riaprirà il suo blog nel quale pubblicherà integralmente le motivazioni della sentenza che lo condanna e altri atti processuali che lo riguardano per dimostrare la sua estraneità ai fatti. L’ex presidente sarà anche su Facebook per “parlare ai cittadini e spiegare come stanno le cose”.

Io sarei il grande demiurgo di tanti affari – ha concluso Lombardo sorseggiando un tè caldo nella piccola sala divenuta incandescente – e vorrei capire su cosa sia basata questa tesi. Le opinioni e le congetture non possono diventare una sentenza”.