Catania, il redde rationem sulle partecipate: pioggia di numeri e critiche

CATANIA – Dopo la seduta a vuoto dello scorso 28 aprile ieri pomeriggio in consiglio comunale si è discusso del famigerato piano dell’amministrazione – per ampi versi uguale a quello della gestione Stancanelli – sulle partecipate.

Come aveva annunciato il sindaco Enzo Bianco, nel corso di una conferenza stampa, le aziende partecipate passeranno da 23 a 7 per una politica di contenimento dei costi.

Così in consiglio è andato in scena un redde rationem – alla presenza dei diversi esponenti delle partecipate, tra cui Carlo Lungaro (Amt), Graziella Seminara (Istituto Bellini), Michele Giorgianni (Multiservizi), Armando Sorbello (Asec), Francesca Garigliano (Asec Trade), Gilberto Cannavò (Sostare) ed Emilio Giardina (Sidra) – che ha portato alla luce alcuni dati critici riguardo la gestione delle società.

La lunga relazione del presidente della commissione al ramo, il consigliere Michele Failla, ha toccato alcune zone d’ombra delle partecipate.

Secondo Failla a lasciare perplessi sarebbe l’appalto di 860mila euro fatto all’esterno dall’Amt per la pulizia dei mezzi e degli edifici vinto dalla Dussmann. Perché non affidare a Multiservizi questo genere di lavori?

Per la Sostare Failla ha parlato di una “gestione allegra” avvenuta nel passato con un aumento del monte ore per i lavoratori costato 500mila euro l’anno ed è emersa la vicenda dei superminimi, ossia delle retribuzioni aggiuntive concesse ai dipendenti rispetto al Cnl, ammontanti a 280mila euro.

Una somma che è più del doppio rispetto a quanto si spende in altro 4 partecipate messe assieme. Il bilancio di Sostare si chiude con il segno negativo davanti alla cifra di 193mila euro.

Mentre l’Amt copre soltanto il 9% dei costi tramite la vendita dei biglietti. Non sorride nemmeno la Sidra che nel 2013 ha registrato un passivo di 2 milioni di euro e molti sono i morosi: “Su 100mila utenti sono 15mila – spiega il consigliere Failla – e in più il Comune deve alla società 8 milioni di euro per volture non effettuate negli alloggi popolari di Librino”.

Dito puntato anche sull’appalto della lettura per i contatori (400mila euro) e per le spese di consulenza e rappresentanza delle partecipate che ammontano, complessivamente, a 1 milione e 400mila euro.

Durissimo l’intervento del consigliere del Pd Niccolò Notarbartolo che ha sottolineato come il piano di razionalizzazione presentato dall’amministrazione ricalchi “per ampi stralci la vecchia delibera della precedente giunta” e ha ricordato come “anche gli esponenti della maggioranza attuale sono, più o meno, le stesse persone che stavano con Stancanelli”.

Notarbartolo ha illustrato, con toni critici, la gestione dell’Amt che con “58 milioni di euro non ha adeguato il servizio” e ha puntato il dito sul rinnovo del contratto del dg Asec D’Ippolito, messo in dubbio perché si dovrebbe passare prima da un concorso.

“E’ stata data continuità – ha spiegato il consigliere – a una gestione che era lontana dal risultato medio delle altre aziende”.

Notarbartolo ha rivelato l’esistenza di un parere pesantissimo dell’avvocatura comunale che, rispondendo all’assessore Girlando su alcune scelte operate dentro l’Asec relative alla corresponsione di somme extra elargite ai dipendenti, risponde testualmente: “L’impostazione data dall’azienda è errata e va ricondotta nell’alveo della legalità. Emerge la corresponsione di somme unilaterlamente stabilite dall’azienda in misura notevolmente più elevata rispetto agli importi contrattuali”.

“Alla luce di quanto esposto – conclude la nota dell’avvocatura – si è del parere che l’erogazione di ulteriori somme, non preceduta da una seria e prudente ricognizione delle situazioni dei dipendenti interessati, è foriera di danno erariale certo”.

Alla ribalta è tornato anche il Teatro Stabile. Il presidente Nino Milazzo non era presente a causa della presentazione pomeridiana dell’autobiografia dell’ex ministro e prefetto Anna Maria Cancellieri con il sindaco Enzo Bianco.

Sia il consigliere Notarbartolo, sia il collega Manlio Messina, hanno ribadito la loro legittima richiesta di chiarimenti in merito ai conti e alla situazione del teatro etneo.

Sul tappeto rimangono diverse questioni aperte. Il futuro dei lavoratori delle aziende in dismissione, gli ingenti costi delle consulenze legali delle partecipate che supererebbero quelle dell’avvocatura comunale e i costi ingenti dei collegi sindacali.