CATANIA – Ieri la bagarre, oggi la calma. Il consiglio comunale – con un vasto pubblico presente, equamente diviso tra gli esercenti e i residenti del centro storico – viene rinviato a data destinarsi per quanto concerne l’approvazione del travagliato regolamento dei dehors, ossia l’occupazione del suolo pubblico.
Dopo le diatribe verbali molto intense di ieri, quest’oggi i consiglieri presenti non erano bastevoli per il numero legale e il rinvio era già nell’aria: troppo imponente la mole di emendamenti presentati – tra l’altro molti gravati da pareri tecnici contrari – perchè si potesse procedere alla votazione.
L’assessore Mazzola commenta positivamente il rinvio, visto non come un ulteriore prolungarsi dei tempi ma nell’ottica di un’analisi più accurata.
“Quello sui dehors – ha detto l’assessore – è un regolamento atteso da molti anni ed è quindi giusto avere la possibilità di svolgere un lavoro supplementare per esaminare con ancora maggiore accuratezza i tantissimi emendamenti, ben 140, proposti dai consiglieri comunali. Potremo così analizzare le valutazioni dell’Utu (Ufficio traffico urbano) e alcuni pareri legali anche in relazione alle normative nazionali e regionali”.
“Sappiamo – ha affermato Angela Mazzola – che ci sono molte aspettative, con toni a volte anche eccessivi, rispetto a questa delibera. Lo spirito del regolamento è di aiutare gli esercenti che vogliono incentivare la loro attività con regole e ordine nella gestione dei dehors, mantenendo al contempo il decoro della nostra città, in particolare nel nostro centro storico patrimonio dell’Unesco, e tutelando le giuste esigenze dei residenti. Nei prossimi giorni valuteremo anche la possibilità di trovare una sintesi tra tutti i gruppi in consiglio su tanti emendamenti, visto che alcuni sono in contrasto tra loro e altri possono essere accorpati, per dare alla città un regolamento efficace”.
D’accordo al rinvio anche i capigruppo della maggioranza e quindi la “partita” è stata rinviata a data da destinarsi. La pressione è, indubbiamente, tanta. Da un lato vi sono gli interessi dei proprietari dei locali – e alcuni emendamenti sembrano essere stati studiati ad hoc per qualcuno – e dall’altro quelli dei residenti, stanchi di una movida senza regole.
Nel mezzo ci dovrebbe essere la politica a decidere del bene comune, sempre che il peso di alcuni “stakeholders” non sia prevalente.
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