CARA di Mineo, Paolo Ragusa: “Non cercavo consenso elettorale, volevo fare solo buona accoglienza”

CATANIA – Continua la polemica sul CARA di Mineo. Dopo l’inchiesta che ha coinvolto il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, indagato per turbativa d’asta, corruzione e mancata adempienza ai doveri d’ufficio, Paolo Ragusa, presidente del Consorzio Calatino, si sente obbligato a intervenire per chiarire alcuni aspetti.

Il presidente, in una lettera, fa il punto della situazione e risponde alle accuse di favoritismo nei confronti di un partito politico rispetto a un altro. Ragusa dichiara innanzitutto di non essere stato legato politicamente all’onorevole prima della sua adesione al NCD, sottolineando che non è stato certo Castiglione a fare da tramite tra lui e il dott. Odevaine, ex componente del tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale.

“Non è’ stato l’on. Castiglione a presentarmi il dott. Odevaine che ho invece incontrato al CARA di Mineo, per la prima volta, alcuni mesi dopo la prima gara dell’Agosto 2011. Per coinvolgere e screditare l’on. Castiglione vengo definito come uomo di fiducia dello stesso, ma così non era, almeno all’inizio della gestione, perché io non ero legato politicamente all’attuale sottosegretario. Anzi, alle elezioni politiche del 2013, al senato, ho sostenuto pubblicamente, in più circostanze, la lista del “Megafono” per apprezzamento verso il sen. Lumia, la cui candidatura di certo non era sponsorizzata dall’on. Castiglione! Non credo che una persona fortemente compromessa, per come mi descrive il dott. Odevaine, avesse mai potuto esprimere la propria opinione così in libertà!”

Solo in un secondo momento il presidente avrebbe deciso di aderire al progetto politico, dopo aver apprezzato la “serietà dell’impegno istituzionale e politico dell’on. Castiglione”, invitando chi gli era vicino ad aderire, senza nessun obbligo.

“Io inviterei alla cautela prima di acquisire come verità tutte le ricostruzioni, alcune delle quali appaiono eccessive e vanno proprio dimostrate, – continua Ragusa – basti pensare che vengo persino accusato della corruzione elettorale di due persone (peraltro una era designata assessore del candidato sindaco concorrente alla Aloisi) che non erano iscritte nelle liste elettorali del comune di Mineo e che quindi non potevano scambiare il loro voto. Ma in generale mi sembra fuori luogo il perbenismo con il quale si vuole derubricare come scandalo la libera iniziativa politica di alcuni cittadini, dirigenti o semplici dipendenti delle cooperative sociali. Esiste nel nostro Paese un divieto di associazione politica o una limitazione delle libertà civili dei cooperatori?”

Ragusa rifiuta di accettare che il personale del CARA venisse scelto in base all’appartenenza al NCD e lo nega fermamente: “Nella ricostruzione della presunta pratica del “voto di scambio” fa specie notare che gli accusatori siano quasi esclusivamente oppositori politici locali, con l’aggiunta di un solo dipendente (non del CARA) al quale non è’ stato rinnovato il contratto. Appare evidente in queste espressioni il comune denominatore del sentimento della vendetta, personale o politica che sia!”

Poi il presidente si difende e conclude, rivendicando il proprio diritto di replica, stanco di essere calpestato nella propria “dignità” per soli interessi politici: “Quello che più di ogni cosa desidero precisare è che il mio impegno prevalente in questi anni, contrariamente a quello che fanno apparire le cronache giudiziarie, non è stato orientato alla ricerca del consenso elettorale, ma bensì all’organizzazione di una buona accoglienza dei migranti in armonia con le necessità di integrazione con il territorio. Sì, certo, io avrò anche avuto delle pretese nella gestione del CARA e tra queste forse la più fastidiosa, per tanti, era quella di volere che nel Calatino, ma in particolare a Mineo, agli inevitabili disagi provocati dall’accoglienza di un numero esorbitante di immigrati, corrispondessero benefici per la popolazione locale!”

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