CATANIA – “Prevenire è meglio che curare“, recita un detto. Ma come si “cura” quando ormai è troppo tardi? Ci sono ferite che non si possono rimarginare. Non si può tornare indietro in certe situazioni. Ci sono vite spezzate, sogni distrutti, dolori incolmabili.
E a volte neanche la prevenzione basta.
Specialmente quando a fare i conti con strade poco illuminate, semafori che non funzionano, automobilisti indisciplinati, sono i giovani che attraversano la strada – magari con prudenza – e trovano la morte.
Sicurezza strade a Catania: la rabbia dei catanesi
Il decesso della 19enne Chiara Adorno ha acceso i riflettori – mai spenti in verità – sulla sicurezza delle strade a Catania e sulle problematiche segnalate ma spesso dimenticate.
C’è chi lamenta “Zero controlli, infrastrutture, zero pianificazione da parte di chi la amministra o l’ha amministrata in questi ultimi 30 anni. Questi sono i risultati“, insorge Marco.
“Strisce pedonali sbiadite, poca luce, mantenimento del manto stradale a dir poco da paura. I catanesi non si fermano alle strisce pedonali e agli stop, non fanno differenza fra destra e sinistra“, prosegue Alessandro.
Educazione alla guida, questa sconosciuta
Il vero problema resta anche l’educazione alla guida, questa sconosciuta a Catania. “Si guida a chi arriva prima, nessuno che rispetti ordine, segnaletiche a terra e verticali. Le strade a volte sembrano piste di Formula 1“, scrive Rosangela.
“La sera è un percorso di guerra. Gli alberi impediscono la visuale della strada e l’illuminazione è indecente. Pali inutilmente alti, coperti dalle chiome degli alberi. Impossibile attraversare senza rischiare di essere travolti“, aggiunge Valeria.
“Usciamo da casa la mattina e non sappiamo se torneremo vivi“, afferma Sissi.
Solo alcune “toppe”
Negli anni alcune “toppe” sono state messe per ovviare ai problemi della Circonvallazione. Dopo l’incidente mortale in cui perse la vita il 25enne Danilo Di Majo (era il 2017), sono stati creati attraversamenti pedonali rialzati, poi imprudentemente eliminati con la nuova asfaltatura che ha appianato la strada – mesi fa – togliendo il piccolo dosso artificiale.
Chiaramente, senza rialzamento e con l’asfalto rifatto i veicoli corrono più velocemente di prima e non si fermano in prossimità delle strisce.
Inoltre era stato aggiunto un rivelatore della velocità, poi dimenticato. Questo è uno dei suggerimenti che si legge più frequentemente sui social.
“Mettete gli autovelox in tutta la Circonvallazione, corrono troppo“, propone Cosimo. “Controlli fissi ogni 500 mt sulle strade più a rischio, non solo alla Circonvallazione ma anche al Lungomare, Domenico tempio, etc.“, prosegue Totò.
“Dossi, autovelox, forze dell’ordine e tutto ciò che serve. In una città dove il senso civico non esiste serve lo Stato!“, scrive Vanessa.
“Non ha senso mettere in sicurezza un passaggio pedonale del viale Doria quando tutti gli altri restano sprovvisti di qualsiasi tipo di congegno anti-pirata della strada. La Circonvallazione di Catania è un lungo rettilineo e sono troppi quelli che la percorrono a folli velocità nelle ore in cui il traffico è praticamente inesistente. Servono i controlli, servono le pattuglie di polizia e carabinieri, servono ancor più telecamere di sicurezza o qualsiasi altro tipo di sistema che possa scoraggiare l’alta velocità. La situazione è drammatica e occorrono, per questo, misure drastiche”, aggiunge, infine, l’Onorevole Ersilia Saverino Presidente Provinciale del PD Catania.
Di chi è la responsabilità?
Ma di chi è la responsabilità quando succedono tragedie come queste? Quando una vita viene spezzata così? La prima reazione è lo sconforto, poi subentra la rabbia perché si sarebbe potuto evitare.
Una catena di “negligenze”: chi era alla guida dello scooter e dell’auto che hanno travolto Chiara avrebbero dovuto rispettare le regole del Codice della Strada in maniera ottimale, chi doveva garantire la manutenzione della strada avrebbe dovuto provvedervi per tempo, stesso discorso per le condizioni di sicurezza della viabilità. E tanto altro ancora.
Serve anche profondo senso civico e cultura del rispetto per gli altri. Adesso è il momento del dolore e di stare in sacrosanto silenzio, ma da domani bisogna pianificare interventi mirati e concreti.
Come un circolo vizioso, torna il concetto di prevenzione. Stesse domande, poche risposte.
Dal dolore per la morte di Chiara alla rabbia per la sicurezza stradale inesistente a Catania
CATANIA – “Prevenire è meglio che curare“, recita un detto. Ma come si “cura” quando ormai è troppo tardi? Ci sono ferite che non si possono rimarginare. Non si può tornare indietro in certe situazioni. Ci sono vite spezzate, sogni distrutti, dolori incolmabili.
E a volte neanche la prevenzione basta.
Specialmente quando a fare i conti con strade poco illuminate, semafori che non funzionano, automobilisti indisciplinati, sono i giovani che attraversano la strada – magari con prudenza – e trovano la morte.
Sicurezza strade a Catania: la rabbia dei catanesi
Il decesso della 19enne Chiara Adorno ha acceso i riflettori – mai spenti in verità – sulla sicurezza delle strade a Catania e sulle problematiche segnalate ma spesso dimenticate.
C’è chi lamenta “Zero controlli, infrastrutture, zero pianificazione da parte di chi la amministra o l’ha amministrata in questi ultimi 30 anni. Questi sono i risultati“, insorge Marco.
“Strisce pedonali sbiadite, poca luce, mantenimento del manto stradale a dir poco da paura. I catanesi non si fermano alle strisce pedonali e agli stop, non fanno differenza fra destra e sinistra“, prosegue Alessandro.
Educazione alla guida, questa sconosciuta
Il vero problema resta anche l’educazione alla guida, questa sconosciuta a Catania. “Si guida a chi arriva prima, nessuno che rispetti ordine, segnaletiche a terra e verticali. Le strade a volte sembrano piste di Formula 1“, scrive Rosangela.
“La sera è un percorso di guerra. Gli alberi impediscono la visuale della strada e l’illuminazione è indecente. Pali inutilmente alti, coperti dalle chiome degli alberi. Impossibile attraversare senza rischiare di essere travolti“, aggiunge Valeria.
“Usciamo da casa la mattina e non sappiamo se torneremo vivi“, afferma Sissi.
Solo alcune “toppe”
Negli anni alcune “toppe” sono state messe per ovviare ai problemi della Circonvallazione. Dopo l’incidente mortale in cui perse la vita il 25enne Danilo Di Majo (era il 2017), sono stati creati attraversamenti pedonali rialzati, poi imprudentemente eliminati con la nuova asfaltatura che ha appianato la strada – mesi fa – togliendo il piccolo dosso artificiale.
Chiaramente, senza rialzamento e con l’asfalto rifatto i veicoli corrono più velocemente di prima e non si fermano in prossimità delle strisce.
Inoltre era stato aggiunto un rivelatore della velocità, poi dimenticato. Questo è uno dei suggerimenti che si legge più frequentemente sui social.
“Mettete gli autovelox in tutta la Circonvallazione, corrono troppo“, propone Cosimo. “Controlli fissi ogni 500 mt sulle strade più a rischio, non solo alla Circonvallazione ma anche al Lungomare, Domenico tempio, etc.“, prosegue Totò.
“Dossi, autovelox, forze dell’ordine e tutto ciò che serve. In una città dove il senso civico non esiste serve lo Stato!“, scrive Vanessa.
“Non ha senso mettere in sicurezza un passaggio pedonale del viale Doria quando tutti gli altri restano sprovvisti di qualsiasi tipo di congegno anti-pirata della strada. La Circonvallazione di Catania è un lungo rettilineo e sono troppi quelli che la percorrono a folli velocità nelle ore in cui il traffico è praticamente inesistente. Servono i controlli, servono le pattuglie di polizia e carabinieri, servono ancor più telecamere di sicurezza o qualsiasi altro tipo di sistema che possa scoraggiare l’alta velocità. La situazione è drammatica e occorrono, per questo, misure drastiche”, aggiunge, infine, l’Onorevole Ersilia Saverino Presidente Provinciale del PD Catania.
Di chi è la responsabilità?
Ma di chi è la responsabilità quando succedono tragedie come queste? Quando una vita viene spezzata così? La prima reazione è lo sconforto, poi subentra la rabbia perché si sarebbe potuto evitare.
Una catena di “negligenze”: chi era alla guida dello scooter e dell’auto che hanno travolto Chiara avrebbero dovuto rispettare le regole del Codice della Strada in maniera ottimale, chi doveva garantire la manutenzione della strada avrebbe dovuto provvedervi per tempo, stesso discorso per le condizioni di sicurezza della viabilità. E tanto altro ancora.
Serve anche profondo senso civico e cultura del rispetto per gli altri. Adesso è il momento del dolore e di stare in sacrosanto silenzio, ma da domani bisogna pianificare interventi mirati e concreti.
Come un circolo vizioso, torna il concetto di prevenzione. Stesse domande, poche risposte.