CATANIA – Anno scolastico nuovo, regole nuove.
Le riforme portate avanti dalla ministra dell’istruzione Valeria Fedeli sono state tante, dal nuovo esame di maturità alla più recente scuola breve.
Oggi però vogliamo parlarvi di un’altra novità, forse meno nota ma comunque di una certa importanza.
Dall’anno scolastico 2017/18 si potranno utilizzare telefonini e tablet a scuola; in maniera ovviamente disciplinata.
Perché, prima non si poteva? No, ovviamente. Nel 2007 l’allora ministro dell’istruzione Giuseppe Fioroni, con una circolare ministeriale, ne vietò l’uso, parlando di “un elemento di distrazione” e aggiungendo anche che si trattava “di una mancanza di rispetto nei confronti del docente“.
Noi, quindi, abbiamo chiesto ad alcuni studenti cosa ne pensano, cercando di prendere ragazzi di età diversa; dai 14enni a quelli che hanno appena concluso la loro esperienza scolastica.
“Mah, parliamoci chiaro – dice la più grande che abbiamo intervistato, appena uscita dal liceo – i ragazzi il telefono a scuola lo usano comunque, permesso o no. Il punto è che, al di là dei pochi che non lo utilizzano per coscienza, c’è magari qualcuno che non lo fa per paura delle ripercussioni. Ecco, a partire da oggi questo non avverrà più“.
Abbiamo parlato poi con un ragazzo che dovrà affrontare il quinto anno, che, molto pimpante, ci dice: “A grandi linee è uno dei pochi provvedimenti giusti presi da questo Ministro, anche se il rischio che qualcuno lo utilizzi per fare altro c’è sempre“.
Decisamente più ottimisti i più piccolini (ce lo immaginavamo): “Sicuramente saremo più interessati, è meno noioso che seguire un libro, anche se potrebbe trattarsi di un’arma a doppio taglio. Come fa il prof. a sapere cosa stai, realmente, guardando?”. E ancora: “Faciliterà lo studio, ma i prof. dovranno stare attenti, se la situazione sfugge di mano diventerà un inferno“.
Ora, lasciando a voi le considerazioni in merito, c’è un’altra questione che non può essere ignorata. È vero che con i telefoni in classe sarà più facile per gli studenti riprendere i professori (cattiva abitudine già in voga) o peggio immortalare atti di bullismo.
Qui dobbiamo dirvi che le risposte sono state molto diverse fra loro. I più piccoli concordano: “Il problema già esiste, bisogna educare i ragazzi a non farlo, non c’entra nulla l’uso dei telefonini“. Un loro compagno decisamente più grande invece tiene molto all’argomento, sottolineando come si tratti di una questione “assolutamente non secondaria! È un rischio enorme che non va sottovalutato“.
Valeria Fedeli, quindi, 10 anni dopo, cambia le carte in tavola: a questo proposito prenderà via il 15 settembre un gruppo di lavoro, composto da esperti del settore, che entro 45 giorni fornirà alle scuole delle linee guida da seguire.