CATANIA – La via Nicola Coviello, sede catanese del provveditorato agli studi, è stata oggi teatro di una protesta, l’ennesima, di insegnanti e sindacati. Oggetto del contendere “La buona scuola di Renzi“. Tra i punti della riforma scolastica maggiormente contestati sembrerebbe esserci quello relativo all’accrescimento dei poteri dei presidi.
Questi infatti, lo sostengono con forza gli esponenti dell CISL, FLC, CGIL, UIL e SNALS, si stanno lentamente trasformando in manager e la scuola in un’azienda. Parecchie le ripercussioni sul mondo dell’istruzione così come sulla società: a parere di alcuni insegnanti e dei sindacalisti presenti sul posto ciò potrebbe voler dire: “Non soltanto ritornare ad una scuola antica, ma anche fare dell’informazione un bene di lusso che, nella sua forma più alta e completa, sarebbe fruibile soltanto da pochi eletti”.
Salvo Mavica, esponente del sindacato UIL Scuola, sostiene che “Questa disparità si evidenzierebbe già dalla possibilità di donare il 5 per mille agli istituti scolastici. Ciò significa infatti creare un’offerta educativa disomogenea a livello sociale, geografico, ecc”.
Sindacati e professionisti riuniti davanti al provveditorato agli studi di Catania hanno per assurdo paventato l’ipotesi che la riforma Renzi possa tradursi a breve nella “Possibilità per i presidi non soltanto di scegliere gli insegnanti per nomina diretta, ma di fare altrettanto con gli alunni trasformando quindi il proprio plesso scolastico in un istituto d’élite“.
Altro grande punto debole della buona scuola renziana sarebbero i fondi destinati non soltanto agli istituti, ma anche alla formazione dei docenti. Particolarmente criticato sarebbe infatti il famigerato bonus di 500 euro promesso dal premier agli insegnanti (questi saranno tenuti ad utilizzare il denaro per aggiornare il loro ventaglio di competenze) “tolti – a parere dei sindacalisti – dai fondi comunque destinati al sovvenzionamento della scuola pubblica“.
Il decreto potrebbe essere approvato definitivamente entro il prossimo giugno; in tal caso docenti e sindacati minacciano di incrementare le proteste arrivando persino ad incrociare le braccia in sede di scrutinio.