RANDAZZO – Sono trascorsi 40 anni dal cosiddetto “dramma di Randazzo”, una delle eruzioni più distruttive dell’Etna registrate in epoca recente.
Nella giornata di oggi l’Ingv di Catania ha voluto ricordare quei tremendi momenti con un articolo pubblicato sul sito di Ingvulcani e firmato dal noto vulcanologo Boris Behncke.
L’evento eruttivo del vulcano attivo più alto d’Europa venne anticipato da diverse scosse sismiche che si erano ripetute per giorni. All’ora di pranzo del 17 marzo 1981, a quota 2.500 metri circa, iniziarono ad aprirsi delle fratture lungo il versante settentrionale.
Da queste iniziò a fuoriuscire l’immancabile lava, la quale inghiottì nel giro di poche ore boschi, terreni coltati, strade e abitazione.
Le colate laviche puntarono in direzione di Randazzo e, soltanto con la diminuzione della forza eruttiva sprigionata dai crateri, si riuscì ad assistere a un provvidenziale arresto del magma a soli 2 chilometri di distanza dal centro abitato.
Un aneddoto rimasto nella storia recente del vulcano e che ci ricorda, ancora una volta, quanto l’Etna possa essere “feroce” nonostante i numerosi e innocui spettacoli che è in grado di regalare.
Immagine di repertorio
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