Dopo il NO al Bonus psicologo, il Governo aumenta la figura professionale nelle scuole: è il “male minore”? – INTERVISTA

CATANIA – Si tirano le somme della Legge di Bilancio del 2022 che lascia l’amaro in bocca a molti dopo che alcune promesse – specialmente quelle riguardanti la fruizione di bonus per ottenere supporti psicologici da figure professionali – non sono state propriamente mantenute.

Mentre già si parlava di un aiuto economico da destinare a chi ha bisogno di curare la propria salute mentale ma, purtroppo, non può permetterselo, in poco tempo quello che pareva già essere deciso è stato ritirato.

Al posto del Bonus Psicologo, però, sembrerebbe che il Governo abbia stanziato dei fondi alla figura professionale purché operante nelle scuole, portando avanti così la cura della salute mentale già nei primi anni di formazione dell’individuo.

Per discutere del caso è intervenuto ai microfoni di NewSicilia lo psicologo catanese Marco Cappuccio: “Nonostante la legge finanziaria segnalasse un’attenzione ai bisogni psicologici della popolazione italiana, soprattutto al malessere giovanile adolescenziale, ciò che l’ultima legge finanziaria approvata dal Parlamento ci dice è che questa attenzione si rivela di fatto ancora del tutto insufficiente a rispondere ai bisogni reali della popolazione. Per certi versi ancora i bisogni psicologici vengono di fatto considerati come optional o addirittura lussi rispetto a bisogni più ‘concreti’, bisogni concreti materiali che nei provvedimenti governativi vengono di fatto incentivati e sostenuti.

Troppi Bonus “inutili”? Si punta sulle assunzioni

Stiamo parlando di Bonus di ogni sorta, da quello per le vacanze a quello per andare alle terme: “I diversi bonus economici presenti nella legge di stabilità rispetto a svariate attività, per esempio, il bonus decoder tv, avrebbero potuto essere ridimensionati o considerati in secondo piano di importanza rispetto alla necessità di incentivare la possibilità di ricorrere in questo momento particolare a un aiuto psicologico più a buon mercato con un sostegno statale“.

Prosegue: “Ad ogni modo è vero che nella legge di stabilità ci sono diversi provvedimenti che hanno a che fare con il lavoro e l’aiuto psicologico in varie forme e possibilità. Provvedimenti che vanno in una certa misura a rifinanziare il fabbisogno di intervento psicologico che in questi decenni si è progressivamente impoverito.

Ci sono stanziamenti non solo per la cosiddetta psicologia scolastica, ma anche per nuove assunzioni di operatori anche psicologi, ma non solo, nei servizi pubblici sanitari, di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza, l’incentivo a nuove assunzioni di psicologi nella sanità pubblica per fronteggiare lavoro all’intervento legato alla pandemia, ma tutti questi provvedimenti non sono sufficienti non solo a rispondere a nuovi bisogni emergenti e in questo periodo in maniera sempre più evidente e traumatica, ma non sono sufficienti neanche a colmare le carenze di organici, di operatori, che via via nel tempo da due o tre decenni a questa parte si sono determinati sempre più soprattutto nell’assistenza sanitaria pubblica”.

“Solo ora con i soldi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si ricominciano a bandire concorsi nelle Asl per l’assunzione di psicologi, psichiatri, e dopo più o meno tre decenni di blocco pressoché totale di nuove assunzioni nella sanità pubblica che hanno impoverito gli organici e gli standard di prestazioni esistenti in precedenza.

In questo senso gli interventi economici e i sostegni e gli stanziamenti economici presenti nella legge di stabilità invertono la tendenza a un progressivo e sempre più drammatico depauperamento di risorse che c’è stato in questi decenni ma non sono e non possono essere sufficienti a fronteggiare i bisogni reali di questo tipo che sono sempre più evidenti”, aggiunge l’esperto.

Psicologia e Pandemia

Bisogni reali e di sostegno di aiuto psicologico che sono esplosi con tutta evidenza con la pandemia, ma che non ha inventato la pandemia!

“La pandemia – spiega il dottore – li ha resi più drammatici e più dotati di urgenza nella necessità di affrontarli, ma la pandemia in buona misura ha fatto venire alla luce ciò che covava sotto la cenere, un bisogno, soprattutto nelle fasce giovanili di popolazione, di possibilità di ascolto, di sostegno, di aiuto psicologico e che continua a essere in buona misura insoddisfatto e inascoltato.

I servizi sanitari pubblici sono stati e continuano a essere sempre più costretti ad affrontare le urgenze di intervento, cioè le situazioni di psicopatologia, di malessere psicologico psichiatrico, conclamate evidenti, soprattutto relative alla fascia adulta di popolazione, ma le fasce giovanili e quindi il lavoro di prevenzione nel disagio adulto che può effettuarsi e che si può sviluppare soltanto nell’adolescenza, è stato e continua a essere largamente poco considerato e la prevenzione e il lavoro con gli adolescenti passa in secondo piano rispetto alle necessità e di cura, rispetto all’urgenza o alla patologia psicologica o psichiatrica più pesante”.

Prima gli adulti?

“Finalmente pensare a un incentivo economico statale per la psicologia scolastica e finalmente una novità importante è utile e opportuna. In questo senso l’ambito scolastico del lavoro psicologico non può considerarsi meno importante o più elitario rispetto ai livelli di intervento più ampi e più diffusi che possono essere assicurati dal bonus psicologo per come era stato congegnato.

L’ambito scolastico è e rimane uno degli ambiti fondamentali di relazione, di socializzazione, dell’infanzia e dell’adolescenza ed è sicuramente uno dei luoghi più importanti in cui assicurare anche una presenza di intervento psicologico non solo per gli adolescenti ma per l’istituzione nel suo complesso e per tutte le varie figure che ne fanno parte: studenti, insegnanti, famiglie, e la presenza della consulenza psicologica è in effetti importante in questo ambito”, aggiunge.

“C’è da considerare – racconta – comunque in termini concreti che ciò che viene finanziato da parte del governo è poca cosa rispetto ai bisogni e alle necessità di un’istituzione scolastica in quanto presenza di intervento psicologico. Le somme che sono state stanziate sono servite o servono alle scuole per assicurarsi uno psicologo o una psicologa per qualche ora alla settimana e per esperienza personale qualche ora alla settimana è ben poca cosa rispetto ai bisogni esistenti in un’istituzione come quella scolastica”.

Ormai la domanda sia individuale degli adolescenti che istituzionale del mondo scolastico richiederebbe una presenza molto più stabile e continuativa o addirittura in qualche modo a tempo pieno di una figura come quella dello psicologo nell’ambito scolastico.

L’idea sarebbe allora quella di assumere una figura professionale che possa essere quantitativamente e qualitativamente presente, e dunque non un elemento esterno che in buonissima misura rimane tale, ma una figura stabile, presente come le altre figure a tempo pieno nell’ambito scolastico che possa essere sempre più considerata dall’istituzione scuola e dalle sue componenti come uno degli elementi dell’istituzione con cui avere un rapporto da cui trarre benefici.

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