Caro energia, 63mila imprese in Sicilia “in bilico”: il punto della situazione, la parola al Direttore di Confagricoltura Catania

Caro energia, 63mila imprese in Sicilia “in bilico”: il punto della situazione, la parola al Direttore di Confagricoltura Catania

SICILIA – Mentre il Governo Meloni nuovo di zecca si accinge a mettere mano sulle tematiche di maggior attenzione, il problema asfissiante relativo al caro energia ha passato la fase di attesa per entrare con prepotenza in una società che ha già fatto intravedere non poche crepe durante l’ultimo biennio.

L’aspetto appena descritto potrebbe essere la goccia che farà traboccare il vaso, una piaga da arginare il prima possibile onde evitare che si trasformi in una cruda verità velata dall’apparenza di non generare terrorismo mediatico aggiuntivo.

Il caro energia rischia di cancellare 63mila piccole imprese siciliane, vale a dire quasi il 23% del totale, e di lasciare senza lavoro 165.240 addetti. Un periodo “nero”, se così può definirsi, tra famiglie in costante difficoltà e occupazione in discesa che non fanno altro che gravare ad un’economia già con non pochi grattacapi.

In merito a quanto detto e in sintonia con la voglia di ricevere quantomeno una risposta che possa soddisfare almeno in parte le parti lese, giovedì 26 ottobre, alle ore 10, si terrà un sit in – “Non stacchiamo la spina, Catania vuole vivere” – contro il caro energia in Piazza Università, a Catania. Prenderanno parte alla manifestazione agricoltori, commercianti, cooperatori, lavoratori, industriali, artigiani e imprenditori.

Per avere un quadro più chiaro di quello che si andrà a “discutere” abbiamo fatto parlare ai nostri microfoni il Direttore di Confagricoltura Catania, Fabio Caruso, protagonista di un’intervista a tutto tondo relativa alle problematiche principali che insorgono sull’Isola siciliana.

Qual è lo scopo che si vuole raggiungere con questo sit-in di giorno 26 ottobre?

Lo scopo principale è sensibilizzare le istituzioni affinché si intervenga urgentemente con misure atte a contrastare gli aumenti spropositati dei costi sia per le imprese che per i cittadini, per evitare il collasso di tutto il sistema economico a livello provinciale, regionale e ovviamente nazionale. Confagricoltura Catania ha subito aderito al sit-in di protesta organizzato con le altre maggiori associazioni di categoria datoriale della provincia di Catania e con i sindacati dei lavoratori“.

Cosa possono fare le piccole imprese per uscire dalla zona di rischio?

Tutte le imprese, con sforzi economici enormi, stanno cercando di tamponare gli aumenti dei costi energetici e delle materie prime economizzando dove possibile o rateizzando i debiti, ma questa è soltanto una soluzione tampone e se questa situazione critica permarrà ancora per molto (e purtroppo sembrerebbe proprio di si), porterà alla chiusura di molte aziende e attività oltre al licenziamento di molti lavoratori“.

Questa grave situazione economica sta mettendo a rischio tantissimi posti di lavoro, ci può fare un quadro generale magari con qualche dato significativo in Sicilia?

Allo stato attuale, non abbiamo avuto notizie di licenziamenti da parte delle nostre aziende agricole associate a Confagricoltura. Bisogna però considerare che il comparto agricolo rispetto agli altri settori economici, ha necessità di continuare le attività ordinare di gestione aziendale senza possibilità di interruzione; spesso, l’agricoltore è costretto a non fermarsi per mantenere la propria azienda agricola attiva ed evitare la distruzione del lavoro di un intero anno“.

Quali sono i settori maggiormente a rischio a seguito di questo scenario?

Sicuramente le attività con maggiore fabbisogno energetico, quali le industrie ma anche molte aziende agricole. Non dimentichiamoci che le aziende agricole per poter eseguire le ordinarie attività aziendali hanno bisogno di gasolio per le macchine operatrici o per il riscaldamento delle colture protette, ma anche di energia elettrica nel caso ad esempio delle cantine, degli oleifici o in generale di tutte quelle strutture per la trasformazione dei prodotti agricoli“.

Quali sono i rami del settore agricolo più in pericolo e quali sono le attrezzature più “costose” da gestire?

Tutto il comparto dell’ortofrutta ma anche il settore zootecnico è fortemente dipendente dai costi dell’energia utilizzata nelle varie fasi della produzione agricola e della successiva trasformazione. Basti pensare a tutti macchinari agricoli a gasolio quali le trattrici, le macchine operatrici (raccoglitrici, seminatrici, motopompe per irrigazione e per i trattamenti, ecc.), nonché tutti i macchinari e attrezzature utilizzare all’interno delle varie strutture di trasformazione del prodotto agricolo e ovviamente tutti i macchinari inerenti al comparto zootecnico sia da latte che da carne utilizzate all’interno delle stalle e per la gestione degli animali. Inoltre, con l’incremento esponenziale dei costi delle materie prime molte aziende cerealicole potrebbero scegliere di non seminare quest’anno, con possibili rischi inerenti al fabbisogno alimentare del nostro Paese“.

Che posizione assume Confagricoltura in merito a quanto sta accadendo?

“‘Poco efficaci e in ritardo le misure sul prezzo del gas che stanno penalizzando famiglie e imprese’. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito del pacchetto di misure presentato oggi dalla Commissione europea sui costi dell’energia e la sicurezza dell’approvvigionamento.

Assolutamente inadeguate le proposte relative ai sostegni che gli Stati membri potranno destinare alla riduzione del ‘caro bollette’. Per l’Italia, sarebbero disponibili appena 4 miliardi di euro. Una somma inadeguata alle necessità, considerando che i costi energetici hanno raggiunto un’incidenza del 25% sul totale dei costi.

Non è possibile continuare sulla strada degli aiuti di Stato elargiti sulla base delle capacità di spesa dei bilanci pubblici. Nonostante le pesanti ricadute economiche della pandemia e della guerra in Ucraina, la UE ha lasciato invariati gli stanziamenti destinati all’agricoltura.

Ci auguriamo che i capi di Stato e di governo della UE rivolgano un pressante invito alla Commissione, affinché metta rapidamente a disposizione delle imprese agricole nuove risorse per contenere i prezzi alla produzione.