Alla riscoperta dei musei catanesi: la Città della Scienza

Alla riscoperta dei musei catanesi: la Città della Scienza

CATANIA – Si aspetta l’avvio del prossimo anno accademico perché venga aperto quotidianamente al pubblico. Stiamo parlando della Città della Scienza, il museo di via Simeto, gestito dall’Università di Catania, che rappresenta una vera e propria vetrina per le esposizioni presenti nei vari dipartimenti dell’ateneo etneo.

Molti di voi sicuramente lo conosceranno ed è proprio su questa realtà che vogliamo concentrarci durante il nostro percorso alla riscoperta dei musei catanesi.

Si tratta di un edificio che si estende su due piani e che si articola su spazi enormi e luminosi curati, fino all’ultimo dettaglio, da architetti di ultima generazione. Basta camminare tra i lunghi corridoi per attivare degli speciali sensori che emettono suoni evocativi tali da attivare la mente del visitatore.

Il progetto embrionale nacque nel 1998, grazie ai finanziamenti per il piano coordinato Catania – Lecce. L’obiettivo era quello di valorizzare il patrimonio mobile e immobile di pertinenza delle due strutture universitarie siciliana e salentina. Nello specifico il piano “catanese” ha condotto alla realizzazione di quindici iniziative su edifici già esistenti mentre la Città della scienza, che occupava il decimo posto nella lista, allora era solo un’idea.

Sono trascorsi più di dieci anni dalla nascita del progetto fino a quando, grazie all’entrata in vigore della legge sui contributi per la diffusione della cultura scientifica, 6/2000, e ai finanziamenti stanziati dal Miur che ha considerato valida l’iniziativa, si è lavorato per completare l’allestimento del museo in attesa di avviare la quotidiana apertura.

“Il science center siciliano, tra i più importanti del meridione – dichiara Roberta Gribaldo, responsabile della comunicazione del museoconcede al visitatore un percorso unico attraverso le isole tematiche del pian terreno i cui contenuti sono stati curati in accordo con i rappresentanti, dei vari dipartimenti dell’Università”.

Una volta entrati, infatti, è impossibile non lasciarsi incuriosire dal percorso guidato tra le differenti aree espositive. Queste permettono di fare un vero e proprio viaggio attraverso la cultura non solo scientifica ma anche umanistica.

“Biologia, robotica, matematica, informatica sono solo alcune delle discipline che trovano applicazione pratica dentro l’edificio – continua la dottoressa in Fisica Gribaldo -. L’obiettivo della delegata del rettore alla Città della scienza, la professoressa Agata Copani e di chi lavora insieme con lei, è quello di realizzare un vero e proprio centro culturale e di coinvolgere il pubblico di tutte le età, non solo nelle visite ma anche nei laboratori organizzati”.

Data la complementarietà dell’approccio artistico a quello scientifico, l’organizzazione punta, sfruttando l’ingresso autonomo rispetto al museo, di sfruttare la grande aula adibita ad auditorium come punto di ritrovo per tutte le attività culturali della città.

“Siamo coscienti delle lunghe tempistiche richieste per la realizzazione definitiva del progetto – aggiunge la dottoressa Gribaldo -. Il problema è che la città non lo sa ma per andare avanti ci vogliono preventivi, richieste di permessi e diversi intoppi burocratici legati all’Università che non sono sempre semplici da gestire in modo veloce”. 

Alla conclusione del nostro incontro all’interno della Città della Scienza la dottoressa Gribaldo ha affermato: “La cultura è in continuo divenire, è per questo che il nostro museo muterà spesso al suo interno anche grazie ai feedback che fino ad oggi ci sono stati forniti grazie ai questionari compilati dai professori delle scuole che sono venute in visita”.