CATANIA – Tre settimane fa, per l’esattezza il 10 marzo 2025, si è svolta l’inaugurazione di tre murales della legalità, realizzati nel Catanese. Le opere rientrano nell’ambito del progetto “Le Strade da Seguire…“, istituito dalla Fondazione Federico II e avviato nel novembre 2024.
I murales della legalità nel progetto “Le Strade da Seguire…”
La “rete di dipinti” si sta espandendo sempre di più in tutta la Sicilia, partendo da Paternò, che ha visto l’inaugurazione di tre murales che simboleggiano l’antimafia. Lo scopo è quello di sensibilizzare le persone riguardo questa tematica e, attraverso la cosiddetta “arte da strada“, imprimere in parecchi luoghi siciliani, diversi personaggi che si sono distinti nella lotta verso Cosa Nostra.
Le opere di Antonio Anc Barbagallo e Mirko Loste Cavallotto
Le opere “protagoniste” di stavolta sono sempre tre, di cui due realizzate da Antonio Barbagallo e una da Mirko Cavallotto, in arte rispettivamente “Anc” e “Loste“. Quelle di Barbagallo si trovano nel comune di Aci Castello, una in via Dante, davanti al Municipio, e l’altra in via Napoli, nella frazione Cannizzaro.
Qui l’artista ha voluto rappresentare alcuni dei volti noti nella lotta alla mafia, quali quelli di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e del maresciallo Alfredo Agosta. In più, sempre nello stesso murales, vi sono anche dei bambini che “scoprono” i veri supereroi della legalità. L’altra opera invece, è dedicata a Don Pino Puglisi, grande attivista nella battaglia contro la criminalità organizzata.
Quella di Loste invece, si trova a Maletto, un piccolo paese in provincia di Catania, nelle vicinanze dell’Etna, in via Piano Carmine. Quest’ultima raffigura Falcone e Borsellino, entrambi sorridenti.
L’intervista degli artisti Barbagallo e Cavallotto
Di seguito, l’intervista esclusiva dei due artisti dei murales, cioè Antonio Anc Barbagallo e Mirko Loste Cavallotto.
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Com’è nata l’idea di questo progetto?
“L’idea nasce da un progetto – spiega Loste – scritto dalla Fondazione Federico II di Palermo assieme all’Assemblea Regionale Siciliana con il nome “Le strade da Seguire“. Si tratta di una serie di murales realizzati in alcune città e paesi della Sicilia che hanno aderito al progetto, tutti con il tema della legalità e dell’antimafia“.
“Il progetto denominato “Le strade da Seguire” è nato dalla Fondazione Federico II, in sinergia con le amministrazioni comunali di tutta la Sicilia, per sensibilizzare i fruitori al sostegno della legalità in memoria di tutte le vittime di mafia“. – Afferma Anc.
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La scelta di voler imprimere quest’immagine specifica da cos’è scaturita?
“L’immagine – dichiara Loste – viene concordata con le amministrazioni che aderiscono all’iniziativa. La fondazione e l’ARS, lasciano al sindaco o alle amministrazioni il compito d’individuare un soggetto o un’idea che più ritengono adeguata al luogo in cui verrà realizzato il murales. Una volta scelto il soggetto, loro hanno discusso con me il modo per poterlo rappresentare, affidandomi la direzione creativa e artistica“.
“L’input di dedicare le opere a Don Pino Puglisi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino ed Alfredo Agosta è partito dal Comune di Acicastello. La composizione – sostiene Anc – è frutto di una mia personale riflessione che vede protagonisti anche i bambini. Questi ultimi sono i soggetti a cui dovremmo rivolgerci per favorire la diffusione di quella giustizia per cui si sono battute le persone che sono state ammazzate da chi non la pensava come loro“.
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Cosa rappresenta simbolicamente?
“Poter trattare temi del genere – racconta Loste – è per me motivo di orgoglio. Ne sono quindi molto felice, questo perché credo che la street art, essendo spesso “invasiva e di grande impatto” ha una forza comunicativa non indifferente. I murales sono visti da molte persone, specialmente quando si tratta di murales di una certa grandezza come questo. Per questo motivo hanno anche la responsabilità di comunicare “ad alta voce” un determinato messaggio“.
“L’arte, secondo me, non deve essere mai fine a se stessa. Non dev’essere un fine, ma un mezzo – prosegue – che ci aiuti a comprendere certi temi sociali, attraverso un altro tipo di sensazione/percezione che vada ancora oltre quella visiva. C’è poca simbologia dietro questo specifico dipinto“. – Spiega Cavallotto.
“Nel dipinto di Acicastello dedicato a Don Pino Puglisi – dichiara Anc – è raffigurata l’allegoria del suo operato. Qui i bambini rappresentano dei valori: amicizia, cultura, sport, fratellanza, unione. Nel murale realizzato invece a Cannizzaro vi è una visione legata alla Justice League dei fumetti della Dc Comics. In questo, i bambini vestiti da supereroi si accorgono, riflettono e agiscono per la tutela dei loro nuovi eroi: Falcone, Borsellino e il maresciallo Agosta. Nasce così la Justice League Sicilia“.
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Qual è il significato che attribuisce all’opera?
“È tutto direttamente spiegato attraverso l’immagine di Falcone che sorride. Lui, come Borsellino o Livatino ed altri ancora che hanno combattuto la mafia, venivano spesso fotografati mentre sorridevano e questo non era casuale. La lotta alla mafia si fa non abbassando mai la testa, la pace si combatte con il sorriso tra i denti. Questo è il significato simbolico che gli attribuisco“. – Spiega Loste.
“Il dipinto caricato di un significato legato alla tutela della legalità e della giustizia è di facile lettura – afferma Anc – e si può osservare da sinistra verso destra e viceversa seguendo la narrazione. Nella scena, la bambina vestita da Wonder Woman cerca di proteggere la figura di Paolo Borsellino, che sembra rassegnato nel vedere la strage di Capaci (raffigurata accanto)“.
“Nell’altro lato della struttura troviamo invece, all’interno di un ufficio, Giovanni Falcone sorridente in primo piano. Sullo sfondo, si scorge il quadro appeso – continua – dove vi è ritratto il maresciallo Alfredo Agosta (ucciso dieci anni prima) e davanti al magistrato si palesa una scena dove un bambino vestito da Superman si accorge di questo nuovo idolo: il magistrato Falcone. Il bambino tiene in mano un pupazzo di Paolo Borsellino“.
“I nuovi eroi sono persone comuni, che hanno a cuore i valori per cui si battono, un po’ come Batman. (Che vedremo nel dipinto appena realizzato presso il Comune di Gravina di Catania)“. – Conclude Antonio Barbagallo.
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Può ritenersi soddisfatto del risultato finale ottenuto?
“Sono soddisfatto del risultato, ma fino ad un certo punto. Amo ogni dipinto che realizzo – racconta Loste – e questo anche per quello che dicevo poco prima, perché non è mai un dipinto e basta, ma c’è sempre un messaggio sociale dietro a quello che rappresento. Perciò sono molto soddisfatto per questo“.
“Ho detto però “fino ad un certo punto” perché sono sempre alla ricerca del bello e di un’espressione quanto più aulica possibile – spiega – e non mi ritengo ancora così bravo da averla trovata“.
“Come la maggior parte di artisti, ricerco continuamente qualcosa che probabilmente non avverrà mai. Questo mi soddisfa perché mi aiuta a restare con i piedi per terra e mi rende concentrato ogni qual volta in un progetto. Dipingere è imparare ogni volta qualcosa di nuovo“.
“La mia soddisfazione – afferma Anc – è sicuramente legata all’opera realizzata nei tempi previsti con la libertà di espressione personale, ma quella maggiore è sicuramente legata alla possibilità di dialogare col territorio in cui vivo attraverso il mio pensiero e l’arte che mi permette di comunicare con i cittadini“.
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La zona scelta per la realizzazione è stata determinante?
“La scelta del luogo è stata decisa dal comune, però ritengo – evidenzia Loste – sia stata una scelta giusta e molto ponderata. Si tratta di un complesso di case popolari e questo, secondo me, da ancora più valore al risultato finale. Dico sempre che il murales è solo una parte di quella che viene chiamata “rigenerazione urbana” e quindi intervenire in certi contesti, in questi quartieri, aiuta a far emergere il potenziale che certe zone in realtà hanno, ma che spesso non vengono scoperti perché considerati marginali, periferici“.
“Ho fatto molti interventi in quartieri del genere e ho sempre notato una forte collaborazione e un grande apprezzamento da parte di chi li vive ogni giorno. Come dicevo prima, la Street Art è un mezzo, uno strumento in più per le persone. Non so se l’arte salverà davvero il mondo, ma portare arte lì dove solitamente ci sono solo mura grigie è un modo alternativo di impartire cultura, e questo male non può fare!“.
“I luoghi scelti – sottolinea Anc – hanno ricevuto sicuramente un feedback positivo soprattutto da chi li vive. Le pareti che si trovavano in situazione di degrado e abbandono hanno ricevuto un restyling estetico, ma caricate anche di significato. Adesso, pareti che prima erano anonime e trascurate, hanno una nuova veste e con la collocazione dei faretti, anche in ore buie, danno la possibilità alla luce di mettere in risalto il dipinto, ma anche i colori e soprattutto donare maggiore sicurezza ad angoli che prima erano sporchi e poco sicuri“.
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Che cosa vorrebbe trasmettere/suscitare in coloro che guardano questo murales?
“Spero che chi guardi l’opera possa trovare la voglia di documentarsi davvero, possa soffermarsi a ragionare su certi temi, spesso considerati come tabù. Non è il primo murales che realizzo contro la mafia – dichiara Loste – ed ho avuto la fortuna di incontrare in questi anni persone che purtroppo hanno avuto a che fare con questa piaga“.
“Ho conosciuto i figli e colleghi di alcuni agenti della scorta di Falcone e i parenti di vittime di mafia. Conoscere queste persone mi ha aperto ancora di più gli occhi, mi ha fatto capire quanto reale e permeata sia la mafia nella nostra regione“.
“È un fattore più umano di quanto possiamo immaginare – conclude Mirko Cavallotto con una delle celebri frase del magistrato – ma, come diceva Falcone, “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine“. Spero che susciti quindi una rabbia positiva, rivalsa sociale da parte di una regione, la Sicilia, che ha tanto di bello da offrire e quindi consapevolezza di quello che davvero siamo come popolo, ricordato spesso per fatti tragici, ma che invece ha contribuito nei secoli ad una costruzione culturale a livello mondiale attraverso letterati, intellettuali e, perché no, artisti“.
“Comunicare coi passanti resta comunque un obiettivo dalle mille sfaccettature – afferma Antonio Barbagallo – ma tra i punti che suscitano il mio interesse c’è sicuramente quello di attirare l’attenzione dei bambini più curiosi, che possano chiedere ai loro genitori chi siano quelle persone ritratte e innescare quella narrazione che, come una fiaba, possa appassionare fino all’adolescenza e oltre. Le stesse curiosità potrebbero giungere fino ai banchi di scuola e tutti quei luoghi dove si tiene viva la memoria di chi ha perso la vita per contrastare le mafie“.
“Un secondo messaggio si potrebbe accostare all’idea che ci si può prendere cura dei luoghi valorizzandoli. Questo per contrastare quella comunemente definita come “teoria della finestra rotta““. – Conclude.
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La frase di Giovanni Falcone in aggiunta, ha un valore particolare? Se sì, potrebbe spiegarlo?
“La frase allegata all’opera è stata decisa assieme all’amministrazione e vuole riassumere il pensiero di Giovanni Falcone. È anche un mantra utile alla consapevolezza – ribadisce Loste – di cui parlavo prima. Ovvero “siamo più di quello che viene raccontato e dobbiamo rendercene conto prima di tutto noi!”. In realtà capita davvero di rado che io inserisca delle frasi all’interno di una mia opera ma, in certi casi come questo, scrivere direttamente un pensiero può aiutare ancora di più a ribadirne il concetto“.
““Se ognuno fa qualcosa si può fare molto” era il pensiero di Don Pino Puglisi legato all’idea che l’unione fa la forza. Una grande riflessione dell’epoca sulle stragi di cui ancora oggi si parla. Le mafie si sono istruite e hanno cambiato forma e modus operandi per cui, ogni giorno, soprattutto nelle difficoltà, dobbiamo ricordarci da che parte stare e ricordarlo ai figli e alle persone con cui si interagisce, per diffondere a macchia d’olio che le morti di chi ha lottato per difendere gli ideali di giustizia non sono sati vane. Contro le mafie. Sempre!“. – Conclude infine Anc.