CATANIA – Mani che cercano di stringersi ma non arrivano a toccarsi a causa della distanza tra le tele. L’impossibilità dell’individuo di arrivare all’altro è rappresentata nelle opere di Fabio Modica, artista internazionale, originario di Catania.
Al Palazzo della Cultura del capoluogo etneo, fino al 10 agosto 2023, sarà possibile visitare la mostra dell’artista sopracitato, che abbraccia un linguaggio semi-astratto e simbolico nelle sue opere. Il titolo dell’installazione è “Kovtà“, parola greca che significa “vicino” e “avvicinarsi“.
Interrogarsi sulla distanza delle relazioni umane
Le opere raccontano anche di situazioni drammatiche, collegate all’esperienza collettiva del Covid–19, dove molte persone non hanno potuto riabbracciare i propri cari, una volta entrati in ospedale. È qui l’impossibilità di “toccarsi“, l’artista trae ispirazione anche dalle sue esperienze personali di perdita, verificatesi nel più recente passato.
Attraverso la pittura, l’autore, cerca di interrogare gli spettatori sulla distanza delle relazioni umane. Lontananza che viene incentivata dalla tecnologia che impedisce la “connessione” con l’altro. Un viaggio emozionale che avvicina l’essenza dell’arte alle relazioni umane; le opere esposte sono 50, tutte di grandi dimensioni.
L’intervista ai nostri microfoni all’artista Fabio Modica
Ai nostri microfoni è intervenuto l’autore delle opere, Fabio Modica: “Ho cercato di creare dei personaggi che ‘passano’ da una tela all’altra, che oltrepassano il limite fisico della tela, si proiettano verso le altre tele alla ricerca di un rapporto, di una relazione con l’altro“.
L’arte è una di quelle attività umane che serve a unire, eliminare le separazioni e creare ponti. Crea collegamento fra le persone che hanno una diversità culturale, di razza, di religione e di idee. “Le occasioni di separazione nella società che ci siamo creati sono tante. L’arte serve a unire come lo sport. Tutte le differenze, le occasioni di essere in contrasto, quando si parla di arte si annullano“, racconta l’artista.
“Ho voluto marcare il significato – continua -, rappresentando proprio dei corpi che cercano di raggiungersi ma non riescono a farlo perché c’è il limite fisico della tela, ma c’è la volontà di unirsi e di di entrare in contatto, che non è necessariamente un contatto fisico ma anche spirituale“.
Hic et nunc
La ricerca di un rapporto autentico, privo di sovrastrutture, è al centro delle opere di Fabio Modica. “Il tema trattato parla anche di situazioni drammatiche. Ho vissuto con mio padre un momento difficile, volevo riabbracciarlo quando era in terapia intensiva, però ho pensato troppo tardi di farlo“, racconta l’arista.
Attraverso l’arte, Fabio Modica, cerca di rappresentare un problema per dare uno stimolo agli spettatori a cercare una soluzione. “L’obiettivo che mi pongo facendo questa mostra, è far riflettere sul ‘qui ed ora‘. Perchè abbiamo le energie per affrontare e festeggiare la realtà che ci circonda. Godendo del presente senza proiettarci nel passato o nel futuro“, conclude l’autore.