CATANIA – C’è un’idea che non ha mai smesso di pulsare sotto la superficie della destra italiana, al di là delle sigle, dei partiti, delle stagioni: l’idea di Stato. Forte, coeso, radicato nella nazione e nella storia. È attorno a questo nucleo che ruota il nuovo saggio di Spartaco Pupo, “La Destra e lo Stato. Storia di una cultura dal primo Novecento a oggi“. Presentato al circolo culturale “Stella Rao” di Catania, in un incontro moderato dal giornalista Fernando Adonia.
Pupo, professore di Storia del Pensiero Politico all’Università della Calabria, ricostruisce una genealogia culturale che non teme l’impopolarità: da Gentile a Prezzolini, da Borsellino a Scruton, l’autore segue il filo che lega un secolo di dottrina e prassi conservatrice alla centralità dell’istituzione statale, intesa come spazio necessario all’esistenza stessa della democrazia.
L’intervista all’autore
Non esiste libertà senza uno Stato sovrano
In un’epoca in cui lo Stato sembra spesso percepito come un ostacolo o un relitto, il libro dell’autore rovescia la prospettiva: non esiste libertà senza uno Stato sovrano; non esiste governo legittimo senza una struttura che tenga unito ciò che altrimenti si dissolverebbe.
Un confronto per orientarsi nel dibattito contemporaneo
Ad affiancarlo nel dialogo, anche il professor Marco Leonardi dell’Università di Catania, in un confronto che ha toccato tanto le radici del pensiero conservatore quanto le sfide del presente. Il testo non è nostalgico, né ideologico. È, piuttosto, un’operazione di chiarificazione, una mappa intellettuale per orientarsi nel dibattito contemporaneo.
“La destra non ha mai smesso di esprimere intellettualità coerenti con la difesa dello Stato. Tanto nella teoria quanto nella prassi, ha sempre posto la statualità al centro della propria visione del mondo”, è questa secondo l’autore la vera cifra distintiva di un’identità politica spesso fraintesa, banalizzata, o ridotta a cliché mediatici.
Destra e libertà
Nel fluire incessante dell’attualità, La Destra e lo Stato si impone come un testo controcorrente, che invita a guardare lontano e a nutrire quelle radici – individuo, famiglia, comunità, patria – che, come ricordava Tolkien, “non gelano mai”.
Un libro per chi non ha smesso di credere che lo Stato sia ancora la casa comune della libertà.