CATANIA – “Non ho fatto ciò che desideravo, ma faccio ciò che mi piace”. Bisogna sempre credere in qualcosa e cercare di dare una svolta alla propria vita. C’è chi lotta per rimanere nella propria terra e chi, per varie ragioni, invece, è costretto a lasciare tutto.
Come successo a Manuel, ragazzo di 31 anni, con una storia difficile, ma che non si è mai fermato. E, anzi, nella sua terra, nella sua città, Catania, ci vuole tornare.
A 18 anni, dopo i tanti dubbi sul proseguire gli studi e lavorare contemporaneamente, come fatto anche in precedenza per mantenere sé e la sua famiglia, vola in Germania. A convincerlo è una proposta come banconista. Per un litigio, però, decide di andare via dopo un mese e di cercare altro.
Così, sempre in terra tedesca, giunge a Dusseldorf, dove trova qualcuno che gli consente di dormire in una mansarda. Dopo sei mesi in cui viene pagato appena 125 euro a settimana, fa il salto di qualità: “In poco tempo mi hanno nominato assistente manager e ho cominciato ad avere sempre maggiore visibilità”. Quindi, lentamente, si fa conoscere e la gente comincia a cercarlo. Dopo un anno, stanco della vita monotona del posto, decide di tornare a Catania.
“Dopo due mesi mi ha contattato una grossa catena napoletana ed ho avuto il primo approccio con ristorante e pizzeria partenopea. Passati due anni, però, non mi hanno rinnovato il contratto”.
Ragion per cui comincia di nuovo la ricerca di un lavoro. Ancora ristorazione. Volo per l’Inghilterra e altra esperienza, attraverso cui ha progettato qualcosa di diverso. “Ho messo soldi da parte come le formiche. Raccolti 15mila euro ho deciso di andare a Bogotà. E qui ho avuto grandi soddisfazioni. Per molti ero il miglior pizzaiolo, ma l’ambiente e le prospettive non mi sono piaciute e sono stato costretto a tornare”.
Dopo un’attenta riflessione, la decisione di andare a Napoli, dove ha lavorato a fianco dei maestri di quella che, dal 2017, è patrimonio Unesco: l’arte della pizza. “Per me è stata un’esperienza meravigliosa, che mi ha permesso di imparare molto. Anche grazie a loro, mi è stata offerta la possibilità di stare a capo di un progetto gastronomico”. Poi, quindi, l’inizio di un’avventura in Messico.
“Mi sono presentato come aiutante e, in Sud America, ho incrementato la vendita della catena per cui lavoravo del 40%. Per me è stata una grande vittoria quando hanno certificato il ristorante come prima pizzeria napoletana in Messico in una nota rivista del Paese, Forbes”.
Una strada in ascesa, che lo porta ad aprire altri 4 ristoranti, fino a quando il giocattolo non si è rotto: “Ci sono stati dei dissidi e hanno deciso di chiudere. Quindi, mi sono dovuto nuovamente mettere all’opera per non fermarmi”.
Ecco, allora, che Manuel porta lo stile italiano in un altro grande progetto, sempre in Messico. E qua, arrivano altre grandissime gratificazioni: “In appena 8 mesi, ho portato a casa ben 5 premi su 5 in un concorso nazionale. Ho partecipato anche al mondiale di Parma, dove mi sono classificato tra i primi 14 nella ‘pizza in pala’. Mentre nella ‘classica’ mi sono posizionato tra i primi 25″.
Oggi, dopo una lunga gavetta, ha 13 ristoranti e partecipa attivamente con diverse scuole di gastronomia. Studia alta cucina e somministrazione di alimenti e bevande in una delle sei scuole migliori del Messico. Il tutto per arricchire le sue certificazioni ed esperienze: “Pensando che parte delle cucina messicana è patrimonio Unesco, avrei un altro titolo importante”.
Non tutto, però, è facile come sembra: “Purtroppo qua ho avuto a che fare anche con brutte esperienze. Come anche in altri paesi, ci sono aspetti negativi e positivi, per esempio quelli legati alla criminalità. Per un tentativo di rapina cui stavo rischiando molto”.
Questa serie di avventure, cominciate da ragazzo e proseguite per 15 anni circa, non gli hanno, però, fatto dimenticare l’aria di casa, né l’idea di tornare: “Ho un grandissimo progetto culinario e spero presto di poterlo mettere in pratica nella meravigliosa città di Catania”.
Infine, un ultimo suo segreto, che ha sorpreso anche lui: “Ero partito con un’idea ed ho fatto di tutto per non lavorare nella ristorazione, ma, invece, alla fine è la mia passione”.