Schiaffi, calci, pugni e tentativi di strangolamento: l’incubo di una 29enne nel Catanese

Schiaffi, calci, pugni e tentativi di strangolamento: l’incubo di una 29enne nel Catanese

CATANIA – La Procura di Catania, nell’ambito delle indagini a carico di un 28enne di San Pietro Clarenza, indagato per il reato di “maltrattamenti in famiglia”, ha richiesto e ottenuto dal GIP del Tribunale etneo l’emissione la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, eseguita dai carabinieri della Stazione di Camporotondo Etneo (Catania).

Maltrattamenti in famiglia nel Catanese

Le indagini coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato, avrebbero fatto luce sulle condotte abituali e reiterate che sarebbero state poste in essere dall’uomo nei confronti della moglie 29enne

L’attività investigativa dei carabinieri è scaturita conseguenzialmente dalle denunce della vittima, con intervento di pattuglie dei militari in due recenti occasioni, su richiesta di quest’ultima in concomitanza con le manifestate escandescenze del marito.

Quest’ultimo, inoltre, avrebbe posto in essere tale comportamento violento e aggressivo anche in forza della sua dipendenza da sostanze alcoliche, delle quali, invero, sarebbe aduso abusarne.

Schiaffi, calci, pugni e tirate di capelli

L’uomo in particolare, nello scorso mese di agosto e dopo aver pochi giorni prima abbandonato la casa coniugale, avrebbe colpito in più d’una occasione la moglie con schiaffi, calci e pugni, tirandole i capelli e cingendole il collo con le mani come per strangolarla, cagionandole così tumefazioni all’occhio destro e lividi sparsi in tutto il corpo.

Sarebbe stato solito agire nei confronti della moglie anche solo con toni denigratori di una tale intensità che avrebbero indotto in quest’ultima propositi suicidari, da lei stessa manifestati a una parente, alla quale avrebbe confidato di voler compiere l’insano gesto uccidendosi insieme al proprio cane, anch’esso sottoposto alle violenze fisiche del compagno.

A tal proposito infatti, l’uomo si sarebbe recato nella loro abitazione familiare talmente ubriaco da lasciarsi andare ai propri bisogni fisiologici sulle scale condominiali, nonché l’avrebbe più volte minacciata telefonicamente dicendole che avrebbe dato fuoco alla casa con lei stessa al suo interno.

Parole denigratorie

Ma, forse, le offese più riprovevoli gliele avrebbe rivolte allorquando, in presenza di altre persone, l’avrebbe umiliata come donna e madre gridandole platealmente “Sei fradicia, non sei buona a fare figli!“, così alludendo alla sua incapacità alla procreazione in conseguenza di un aborto spontaneo, in cui era incorsa nell’aprile del 2022 mentre si trovava al quarto mese di gravidanza.

Ciononostante però il 28enne, a conferma di una sua ormai perduta coerenza psicologica, avrebbe pedinato la donna vicino l’abitazione, seguendola nei suoi spostamenti in auto e, quindi, lasciandole bigliettini d’amore sul cruscotto, salvo poi recarsi sul luogo di lavoro dello zio della 29enne, dove si sarebbe lamentato con quest’ultimo del fatto che lei avrebbe intrattenuto contemporaneamente più relazioni extraconiugali.

Il provvedimento del giudice

L’attività di riscontro dei carabinieri di Camporotondo Etneo, unitamente alla denuncia della vittima del reato, è stata compendiata alla Procura Distrettuale della Repubblica che, accogliendola in toto, ha poi consentito al GIP emittente l’emissione del provvedimento che impone al 28enne il divieto di avvicinamento alla persona offesa a meno di un chilometro, nonché di avvicinarsi ai luoghi solitamente da quest’ultima frequentati.