CATANIA – È sempre più in via di estinzione, la figura professionale dell’autista di autobus. Perché nessuno vuole più fare questo lavoro? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Lo Schiavo, veterano di diversi sindacati del Trasporto Pubblico Locale in Sicilia e profondo conoscitore della categoria.
“La carenza di autisti è diventato un problema serio e concreto, si stima una carenza di circa 15mila unità rispetto al fabbisogno nazionale. Le Associazioni datoriali – spiega Lo Schiavo – sanno bene quali sono le cause per cui le aziende loro associate non riescono a reperire conducenti di autobus, soprattutto per quelle erogatrici di trasporto pubblico urbano.
È un fatto risaputo perché in atto vi è una vera e propria fuga da parte di autisti che svolgono la propria attività lavorativa nel caos delle grandi città metropolitane verso il mondo del trasporto merci“.
Perché nessuno vuole fare l’autista di autobus?
Fra le tante cause di maggiore entità, spiccano: la paura continua degli autisti di essere aggrediti (basti pensare alla vicenda avvenuta soltanto giorni fa a Catania, dove un autista è stato minacciato con una pistola) da viaggiatori impazienti per l’attesa avvolte estenuante alle fermate, una vita lavorativa trascorsa tra ingorghi e pirati della strada, aggressioni verbali e fisiche. Il tutto, a fronte di uno stipendio medio/basso (1.300-1.400 euro al mese), assolutamente inadeguato rispetto alle pesanti responsabilità di cui ciascun operatore di esercizio deve farsi carico durante la guida.
“L’autobus è un ricettacolo di stress – continua Lo Schiavo – e gli autisti sono fra i lavoratori più esposti a questo rischio, sottoposti a turni massacranti con nastri lavorativi ancorati a 12 ore, entro i quali si svolge l’orario di lavoro giornaliero (6 h e 30 m), peraltro, spesse volte, effettuato su autobus vetusti e fatiscenti“.
Diversi sono gli studi che attribuiscono a questa professione il triste primato del maggior logorio psico-fisico, in quanto, si è obbligati a mantenere una soglia di attenzione molto alta, con turni di lavoro e orari faticosi con l’aggravante, spesse volte, di non poter fruire delle proprie ferie in caso di necessità familiare.
Come salvaguardare la figura professionale dell’autista
Per salvaguardare la figura professionale dell’autista, perché di ciò si tratta, “basterebbe ripensare il rapporto produttività-salari tramite un serrato confronto tra aziende di Trasporto Pubblico Locale e Organizzazioni Sindacali di Categoria“, conclude Giovanni Lo Schiavo.