CATANIA – Torna frequente, come uno schiaffo in faccia, l’ennesima pericolosissima challenge sui social, la Boiler Summer Cup: se ne parla da settimane, è stata condannata da molti ma purtroppo, però, anche messa in atto da molti. Proprio per questo, allora, è importante che se ne parli ancora una volta, fino alla nausea.
Cos’è la Boiler Summer Cup e a cosa ha portato
Lo scopo della challenge per i ragazzi è di rimorchiare in discoteca le ragazze più “pesanti” per ottenere dei punti e poi vincere un ingresso gratuito in discoteca. La sfida pare cominci da giugno, ma alcuni avrebbero già aperto queste grottesche danze.
Questo è l’ennesimo caso i cui il gruppo diventa branco, in cui i giovani dimenticano tutti quei fondamentali insegnamenti che ogni giorno si tenta di fargli interiorizzare.
In molti casi si è già verificato un caso di regressione in cui le ragazze che si sentono potenzialmente in pericolo, ipotetiche vittime della challenge, avrebbero smesso di uscire da casa per paura di finire dentro il raggiro di qualche “partecipante” alla sfida.
Sono giovani, è solo un gioco!
Questa è la frase più pericolosa che si possa mai dire in un caso simile, dove azioni sbagliate e pericolose mettono a rischio l’incolumità di un’intera fetta della società odierna. Per parlare del caso è intervenuto ai microfoni di NewSicilia.it lo psicologo catanese Marco Cappuccio.
“Questo fenomeno sembra un’ennesima variante del cyberbullismo e come altre manifestazioni del genere vive sotto la forma apparente del gioco. In questo caso si mette in atto una dinamica di violenza, di utilizzazione dell’altro per i propri scopi in maniera piuttosto superficiale e inconsapevole della rilevanza della portata delle azioni che si introducono e delle possibili conseguenze di esse sulle vittime del gioco stesso”.
“A proposito di ciò – prosegue – in questo fenomeno esistono chiaramente delle vittime. Allora è bene ricordare quali sono i connotati fondamentali che definiscono il concetto di gioco. Il gioco è per tradizione nella storia del genere umano una forma di interazione sociale e ludica, divertente e anche intrisa di competizione che però per essere tale deve avere delle regole condivise da tutti i partecipanti in maniera chiara, esplicita e consapevole. Tutti i partecipanti al gioco devo conoscere quali sono la natura, le caratteristiche e le regole del gioco, quindi, deve dare possibilità a ogni partecipante di decidere consapevolmente se prendervi parte o meno. Questo sottintende che in ogni momento il gioco può essere interrotto da qualunque dei partecipanti”.
“In questo fenomeno, le regole fondamentali non sono rispettate e il gioco è chiaro nelle sue finalità, solo che di fatto utilizza l’inconsapevolezza delle ‘partecipanti’ femminili per giungere a dei risultati che mi sembrano non casuali per questa forma di challenge, in quanto non solo veicolata ma di fatto creata e sviluppata all’interno di un social media specifico come TikTok. Non mi sembra casuale che si tratti proprio di TikTok, un social ricco di superficialità e inconsapevolezza”, spiega.
“In questo gioco, dunque, si rivela fondamentale il ‘mostrarsi’ tipico del social accompagnato da una caratterizzazione specifica con una divisione dei ruoli non condivisa: esiste un carnefice ed esiste una vittima, esiste una parte (quella maschile) che utilizza l’apparenza altrui riferita al fisico, al corpo, all’aspetto esteriore di altri per farne ‘merce di scambio’ per i propri obiettivi. In questo caso per ottenere un ingresso in discoteca, ma più in generale per vincere una competizione divertendosi”, prosegue.
E ancora: “Importante è sottolineare come il bullismo in generale (non soltanto il cyberbullismo) sia un fenomeno in cui sotto l’apparenza del gioco, del divertirsi, si nascondono dinamiche di potere di uno sull’altro. È anche caratteristica del bullismo che quando il bullo viene interpellato sulle ragioni che lo portano a partecipare, risponderà che lo fa perché è un gioco e non c’è motivo di prendersela più di tanto, non attenzionando adeguatamente più o meno in buona fede o in malafede la questione”.
“Un gioco è tale se può assicurare la libera e consapevole partecipazione di tutti e adesso in questo senso mi viene da esprimere una riflessione che è paradossale: un gioco come questo potrebbe avere caratteristiche più adeguate a quelle che menzionavo prima come regole fondamentali del gioco, se anche le ragazze che partecipano fossero messe in condizioni di partecipare consapevolmente e avessero anche loro un tornaconto, un premio, qualcosa da raggiungere. Questo metterebbe alla pari le due parti. La ragazza non sarebbe meno vittima, ma sarebbe una vera partecipante al gioco che accetta di parteciparci mettendosi in mostra e utilizzando attivamente le sue caratteristiche fisiche per vincere la competizione”, conclude.
Le contromisure adottate dai social
- 80/90 chili, 1 punto;
- 90/100 chili, 2 punti;
- 100/110 chili, 3 punti;
- 110+, 5 punti.
Il listino dei punteggi della Boiler Summer Cup è da pelle d’oca: in poche parole, l’apoteosi del Body Shaming, del bullismo, del sessismo e della grassofobia.
La stessa piattaforma, attraverso una dichiarazione si è discostata pesantemente dalla challenge e da tutte le attività che incitino a questo tipo di odio: “Le nostre Linee Guida della Community esplicitano in modo chiaro che non tolleriamo contenuti che promuovono bullismo o molestie e abbiamo rimosso i video che violano queste linee guida”.
Foto di repertorio