Pannelli divisori e al massimo in due sui taxi, da Catania parla la tassista Marilena Guerreggiante: “Siamo stati abbandonati”

Pannelli divisori e al massimo in due sui taxi, da Catania parla la tassista Marilena Guerreggiante: “Siamo stati abbandonati”

CATANIA – Poche parole, spesso dette in dialetto catanese ma che, in fondo, nascondono tanta verità: una risata che non guasta mai, qualche pillola di saggezza e tanti valori; tutto questo l’ha aiutata ad essere, oggi, “riconosciuta” – soprattutto dai più giovani – per i vicoli di Catania: stiamo parlando di Marilena Guerreggiante, conosciuta da molti catanesi come “a ‘Zà Mara“.

In questi giorni abbiamo deciso di darvi la possibilità di raccontarci quello che in questi due mesi parecchi di voi hanno vissuto e che, in fondo, devono ancora vivere: semplici cittadini che, da un giorno all’altro, si sono ritrovati a dover combattere con un mostro sconosciuto. Non parliamo soltanto del Coronavirus ma anche della crisi economica. Quella degli anni passati, quella che – inevitabilmente – causa più morti. A far parte della categoria di quelli che si sono ritrovati con le mani in mano e con pochi euro in tasca c’è proprio Marilena.

In molti sono abituati a vederla sfrecciare con la sua bici o con la sua moto, ma in pochi sanno che Marilena Guerreggiante è una tassista appartenente al comparto servizio pubblico da piazza del Comune di Catania. Quest’ultima categoria, come quella dei fotografi, dei ristoratori, dei commercianti, è tra quelle più colpite dalle conseguenze del Covid-19. La fase 1 di una pandemia mai vissuta prima d’ora dalle generazioni in corso ha mietuto molte vittime: non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Ed è proprio tra una battuta, un momento di riflessione e una profonda testimonianza, che abbiamo deciso di intervistarla.

Una lunga chiacchierata telefonica, in un giorno di quarantena come tanti altri: Marilena risponde al cellulare e inizia a raccontarci, in piccolo, la sua vita. “Vivo con mia madre, mia sorella e mio fratello e, sinceramente, ti dico che in questi due mesi siamo sopravvissuti con la pensione di mia mamma. Fortunatamente non abbiamo avuto affitto da pagare, i soldi ci sono serviti soltanto per fare la spesa in casa“. Da due mesi, infatti, Marilena ha deciso di non lavorare più. “Deciso” perché nessuno le ha mai detto di non farlo. “La mia categoria è stata abbandonata, ma io non mi sento di dire che ne sono l’esempio. L’esempio dei tassisti sono stati quelli che sono dovuti andare a lavorare per portare qualche soldo in casa e dar da mangiare alla propria famiglia. Nessuno ci ha detto in questi mesi di smettere di lavorare. Nessuno ci ha comunicato cosa dovevamo o non dovevamo fare. Ogni scelta è stata presa di nostra iniziativa, mia e dei miei colleghi“.

In questi 50 giorni si è parlato tanto di misure di sicurezza, di sistemi di protezione individuali, di igienizzazione. Ma quanto, realmente, è stato fatto? E, soprattutto, che misure sono state adottate nei confronti di una categoria importante per il nostro Paese, come quella dei tassisti e dei trasporti in generale? “La misura sanitaria di sicurezza nei nostri confronti è stata messa in secondo piano. Tant’è che ci sono anche dei video girati al Nord dove si vedono rappresentanti delle Forze dell’Ordine che hanno chiamato i taxi per andare in ospedale a prelevare i probabili infetti di Covid-19. La salvaguardia del sistema pubblico da piazza – taxi, Ncc, autobus – dov’è? Noi del settore ci siamo adeguati. Abbiamo provveduto, ovviamente a nostre spese, a mettere una specie di divisorio tra l’autista e il passeggero, un fax simile di taxi inglese. Ma, ripeto, è stata una nostra iniziativa. Nessuno ci ha detto che dovevamo farlo“.

Da giorni, invece, ovunque si legge di pannelli in plexiglas che dovrebbero “salvare il mondo”. “L’obbligatorietà di mettere un pannello divisorio è nata adesso – continua Marilena –. Noi siamo la categoria che non abbiamo avuto uno Stop detto dallo Stato. Il servizio pubblico è stato messo proprio alla portata del virus. Nessuno ci ha autorizzato al fermo sanitario: ed è giusto che questo tutti lo sappiano“.

La stima del danno economico che Marilena, così come tanti altri colleghi hanno avuto, è davvero alta. “Ho perso tanto restando due mesi a casa. Noi siamo tutti ‘patroncini’ possessori di partita Iva e titolari di licenza“. E se da un lato per chi dispone di una partita Iva è stato disposto un “aiuto” di 600 euro, dall’altro lato c’è da dire che il rapporto bonus-guadagno effettivo è stato pari allo zero. “Ho perso due mesi di denaro”.

Da alcuni giorni, però, per il mondo dei taxi è arrivata una direttiva: anzi, come ci tiene a sottolineare Marilena, “un accorgimento“: Stop ai taxi sharing – che rappresentavano l’innovazione – e si ritorna al “passato“. Bisognerà trasportare al massimo due passeggeri per volta. A tal proposito Marilena continua: “Io per esempio ho un’auto che ho acquistato di recente con ben 9 posti. Ho investito nel mio lavoro, nel progresso, ho investito nella richiesta del nuovo utente lavorando in aeroporto e adesso mi ritrovo costretta a dover trasportare due persone con un pannello divisorio tra me e i passeggeri. Ma quando d’estate a Catania la temperatura si aggira sui 30° – se non di più – come dovrei fare? Come si può viaggiare con le alte temperature quando nella mia auto, per esempio, i finestrini posteriori si aprono a ‘ventaglio’?“.

Ma, soprattutto, ci si chiede: il climatizzatore si può o non si può usare?

Il servizio pubblico da piazza a Catania, così come nel resto della Sicilia, è stato “messo in ginocchio. Purtroppo qualche mio collega per forza economica è stato costretto ad andare a guadagnarsi quelle 10 euro, a suo rischio e pericolo. E a me dispiace”, continua Marilena. “Ma non si tratta soltanto della nostra categoria. Mi dispiace anche per il salumiere sotto casa, per chi fa le pulizie etc.“.

La realtà dei fatti, quindi, è davvero tragica. Soltanto da una settimana circa la categoria dei tassisti ha ricevuto alcune direttive su come “comportarsi”, forse proprio in vista della tanto attesa fase 2. “Tutto è stato lasciato a discapito di chi ha un taxi“.

Con l’arrivo della stagione estiva si pensa che, forse, qualcosa possa cambiare ma, in fondo, è come il cane che si morde la coda. Tutto torna al punto di partenza. “I turisti in che modo dovrebbero scendere in Sicilia e farsi le vacanze se non hanno lavorato e non hanno percepito nemmeno un soldo?“, la domanda che si pone Marilena fa riflettere anche noi. L’estate 2020 è alle porte ma in quanti potranno permettersi di fare una gita? In quanti potranno prendere un aereo, scendere nella nostra magnifica Isola e salire su un taxi? “Ti faccio un esempio banalissimo – ci spiega Marilena – per andare a Taormina il costo è di circa 100 euro, se con le nuove direttive io tassista devo trasportare massimo due persone, significa che per un gruppo di sei persone il costo è triplicato. E in quanti sarebbero disposti ad accettare queste cifre?“.

Situazione “critica” a quanto pare anche per i pullman turistici che, da 52 posti, dovrebbero trasportare al massimo 15/20 persone a bordo. Una situazione economica che, da una prima stima, sembra non possa risolversi velocemente ma che, speriamo, possa invece riprendersi in tempi celeri.