CATANIA – E alla fine Vincenzo Pandetta, conosciuto in arte come Niko, è stato arrestato. La condanna era arrivata alcuni giorni fa, la pena inflitta dai giudici è di 4 anni e 5 mesi di reclusione per spaccio ed evasione.
Chi è Niko Pandetta, dallo spaccio alla musica
Una fedina penale sporca sin da giovanissimo che ha portato però successivamente il catanese ad un grande successo: Pandetta, al momento, è uno dei cantanti neomelodici e trapper più conosciuti nell’ambiente musicale.
La sua carriera nel mondo della musica prende una svolta nel 2017 con il disco “Si inizia da qui“, sbancando successivamente con le canzoni “Pistole nella Fendi” e “Bella vita“.
Niko, a soli 31 anni, diventa però “famoso” anche per i suoi “collegamenti” alla malavita.
“Maresciallo non mi prendi”, oggi le manette
La sentenza di arresto per il cantante è arrivata lo scorso anno dalla Corte d’Appello. Pandetta aveva già avvertito i suoi fan sui social rispetto a ciò che lo attendeva: “Quando ho avuto bisogno di una mano ho stretto forte la mia. Sono abituato agli spazi stretti, alle case piccole, alle celle, alla scena italiana. Quando tornerò là mi porterò il vostro affetto. Da dentro vi darò nuova musica. Uscirò e mi vedrete più forte di prima. Del dolore non devi dimenticarti mai, nemmeno un secondo“.
Con le sue parole Niko ha cercato di rassicurare i fans e sui social ha postato una foto che lo ritrae dietro le sbarre del carcere e scrive: “Sono cambiato ma pagherò il mio passato finché ci sarà da pagarlo. Non fuggo più né dalla polizia né dalle mie responsabilità“.
La canzone per “Zio Turi” e i legami con il clan Cappello
La sua vita privata e il suo passato con la malavita hanno segnato la sua vita professione; durante l’anno gli sono stati annullati diversi concerti in giro per l’Italia a causa dei riferimenti espliciti ad azioni criminose e contesti delinquenziali, che è possibile leggere nei suoi testi.
Tra le sue canzoni più ascoltate e discusse spicca “Dedicata a te“, un brano in cui parla dello Zio Turi, mafioso italiano, capo del Clan Capello e legato alla Stidda.
Alcune strofe del brano
“Ti ringrazio per quello che hai fatto per me. Sei rimasto a scuola e questa è la vita che voglio vivere con onore. Per colpa di questi penitenti rimarrai chiuso lì nel 41 bis. Ti hanno condannato a questa vita senza pudore e senza dignità“.
Chi è Salvatore Cappello
Il nome dello “Zio Turi” è Salvatore Cappello, chiuso in regime di 41 bis nel carcere di Cuneo. La storia mafiosa dello “Zio” comincia con un colpo messo a segno da giovanissimo, strappando un crocifisso d’oro dal collo dall‘arcivescovo di Trapani dopo aver simulato di essere stato investito dall’auto sulla quale viaggiava il prelato. Fu preso subito, ma il gesto gli bastò per imporsi come uno “capace” agli occhi dei boss catanesi.
L’arresto di oggi, 12mila euro addosso e due “complici”
Durante l’arresto di oggi, Pandetta, aveva in tasca 12mila euro: è stato bloccato a Milano dopo aver dormito in una stanza affittata dal suo manager, un uomo di 33 anni di origini albanesi, che stamani era con lui nelle fasi precedenti all’arresto.
Con Pandetta c’era anche un amico di 38 anni, con precedenti per falso, alla guida dell’auto sulla quale è stato poi bloccato.
La posizione dei due è al vaglio dell’autorità giudiziaria.
Non si esclude che possa essergli contestata la “procurata inosservanza di pena“, in quanto il catanese, secondo gli inquirenti, era consapevole di essere latitante, come dimostrerebbero anche i post pubblicati sui social.