Maxi confisca a “Turi Piu”: era il “padrone” di Roccella Valdemone. IL VIDEO

Maxi confisca a “Turi Piu”: era il “padrone” di Roccella Valdemone. IL VIDEO

MESSINA – Faceva da trait d’union tra le organizzazioni criminali mafiose attive nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania per questo è finito sotto il torchio della D.I.A. di Messina e del centro operativo di Catania. Si tratta di Salvatore Santalucia, di Roccella Valdemone, un noto imprenditore a cui sono stati confiscati beni per un valore di 28 milioni di euro su proposta del direttore della D.I.A., Nunzio Antonio Ferla.

Salvatore Santalucia

Salvatore Santalucia

Il tesoro, gestito da Santalucia, che comprende beni mobili e immobili, consiste in:

  • 4 aziende, nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento, del movimento terra, della produzione di calcestruzzo e delle costruzioni edili;
  • 326 terreni,  nei comuni di Roccella Valdemone, Gaggi e Castiglione di Sicilia, per l’estensione complessiva di circa 220 ettari;
  • 23 fabbricati;
  • 26 veicoli e vari rapporti finanziari del valore complessivo pari a 28,5 milioni di euro ma anche di una serie di imprese, era già stato oggetto di sequestro da parte della D.I.A. con tre distinti provvedimenti eseguiti tra il dicembre 2015 e il marzo 2016.
[wpvp_embed type=youtube video_code=HOT5A5jyEXw width=670 height=377]

 

Santalucia, era noto negli ambienti criminali con il soprannome “Turi Piu”, è implicato in varie operazioni di Polizia. Stando ai dati emersi dalle immagini l’imprenditore è strettamente legato alle note famiglie mafiose “Santapaola” di Catania, esponenti di vertice del clan “Brunetto” attivo nel versante jonico della provincia etnea, e a quella “Bercellonese”, come confermato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano.

Santalucia, infatti, in merito alle attività criminali per il controllo degli appalti, è stato indicato quale “referente” per la zona di Roccella Valdemone.

L’attività imprenditoriale di Santalucia ha registrato, nel tempo, un’anomala crescita esponenziale, tanto da guadagnarsi, nel periodo 2003/2010, la partnership con la società Eolo Costruzioni S.r.l., impresa del Gruppo Nicastri, di Vito Nicastri di Alcamo – leader in Sicilia nella realizzazione delle opere civili dei parchi eolici.

A quest’ultimo, oggetto di investigazioni da parte della D.I.A. di Messina e Palermo perché considerato soggetto in strettissimi rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro, è stato confiscato un patrimonio economico per oltre 1,5 miliardi di euro.