Mare inquinato, Legambiente: “Niente allarmismo, ma bisogna intervenire”

CATANIA – Dopo gli ultimi eclatanti casi di inquinamento registrati sul litorale catanese, la moria di tartarughe alla Playa e la chiusura del solarium di piazza Europa per sversamento fognario, torniamo a parlare del problema, ancora e ancora.

Ogni anno i catanesi, e non solo, tornano a fare i conti con le chiazze di sporcizia e i rifiuti galleggianti sul pelo dell’acqua. Ma finirà mai questa storia? 

Legambiente Catania ha chiesto chiarimenti agli uffici tecnici comunali e giovedì 13 luglio ha incontrato l’assessore al ramo, Rosario D’Agata, con dati alla mano, forniti direttamente dall’ASP, dall’ARPA e dalla capitaneria di porto di Catania, che si erano già mobilitati per effettuare i dovuti controlli e le necessarie analisi delle acque.

“Vogliamo un intervento consistente e a lunga durata – spiega la presidente di Legambiente Catania, Viola Sorbello. È inutile allarmarsi all’inizio della stagione estiva e poi lasciar perdere, le associazioni per la protezione dell’ambiente, gli enti, i cittadini, tutti dobbiamo metterci in primo piano per proteggere il nostro mare e la natura, da cui dipende in gran parte anche l’economia dell’isola. I fondi ci sono, sono stati stanziati dall’Unuione Europea, ma manca l’attenzione da parte di tutte le amministrazioni comunali siciliane”.

I nuovi dati a quanto pare non promettono nulla di buono, il tasso di inquinamento è sempre lo stesso, se non peggio, ma sembra che qualcosa si stia smuovendo. 

Niente allarmismo. Il Comune dovrebbe aver capito che la situazione è seria e che è necessario agire, in particolare per assicurarsi che ogni frazione abbia degli impianti appropriati. Bisogna istituire dei tavoli tecnici, uno probabilmente partirà nei prossimi mesi”.

Tre i temi caldi, trattati durante la riunione:

  • Efficienza del depuratore di Pantano D’Arci. In particolare Legambiente ha chiesto quali siano le aree di Catania ad esso attualmente collegate e ha richiesto che i risultati delle analisi delle acque depurate, effettuate obbligatoriamente per legge, siano resi accessibili a tutti attraverso la periodica pubblicazione sul sito web di SIDRA e/o del Comune di Catania;
  • Monitoraggio degli impianti di scarico degli stabilimenti balneari. Legambiente ha richiesto che gli uffici comunali competenti pongano sotto la loro azione di controllo non solo i lidi, ma anche i chioschi e gli esercizi di ristorazione mobili;
  • Strategie programmate. Quale attività il Comune intenda mettere in campo, nel breve, medio e lungo termine, per migliorare la qualità delle acque costiere.

Sul primo punto il dirigente ha ammesso che manca una rete fognaria che copra tutti i quartieri di Catania e dunque al depuratore arriva solo una minima parte degli scarichi fognari della città, motivo per cui il depuratore non lavora a pieno regime. L’assessore, a questo proposito, ha aggiunto che sono già stati stanziati circa 230 milioni di euro, attualmente “bloccati a causa della Regione”, per motivi che non è stato in grado di esplicitare.

“L’Arpa e l’Asp hanno effettuato delle specifiche analisi nei luoghi da cui gli scorsi anni si sono verificati casi di epidemie gastrointestinali e altri malesseri dovuti probabilmente all’inquinamento marino, soprattutto alla Playa – spiega Sorbello -. I risultati, hanno detto, non sono allarmanti, sembra che non ci siano particolari rischi. I dati però non ci sono ancora stati forniti, attendiamo informazioni più dettagliate”.

Intanto, Goletta Verde ha analizzato in Sicilia ben 17 zone su 25, e ha riscontrato tassi di inquinamento abbastanza elevati, specialmente nel Palermitano, nel Messinese, nel Siracusano e, appunto, nel Catanese, mentre il mare più pulito sembra essere quello ragusano. 

“Noi di Legambiente non ci arrendiamo – conclude Viola Sorbello –, continueremo a stare con fiato sul collo dell’amministrazione e terremo gli occhi aperti fino a che non verrà fatto qualcosa di concreto. Speriamo non siano solo parole buttate al vento”.