SICILIA – Sono 1.388 le aziende che potrebbero essere date in gestione a coop di lavoratori o vendute a terzi. E il numero dei procedimenti di prevenzione aumenta.
Nel quinquennio 2011-2015 su 2.805 nuovi procedimenti registrati in Italia, il 72 per cento dei casi, 2.024, riguardano le aree del Sud. Il punto sulla gestione delle aziende confiscate sarà fatto a Palermo domani, alla vigilia dell’omicidio di Pio La Torre, autore della legge sulle confische, e di Rosario Di Salvo, il 30 aprile 1982.
All’iniziativa saranno presenti, tra gli altri, i lavoratori dell’azienda Ati Group, che di recente hanno costituito una cooperativa per il ramo edile e metalmeccanico: è in corso una discussione con l’Agenzia perché la cooperativa riceva in dote delle commesse per una start-up di due anni.
“Le aziende nel 90 per cento dei casi dopo la confisca vengono messe in liquidazione. L’immobiliare Strasburgo è una di queste aziende per cui l’Agenzia ha deliberato l’avvio della liquidazione. Il futuro di 33 lavoratori è incerto. È necessario – dichiara il segretario Fillea, Francesco Piastra – cambiare strategia. Il sequestro non deve decretare la morte dell’impresa ma deve segnare l’inizio di un percorso di risanamento. Il ruolo dell’amministratore giudiziario deve essere distinto da quello del curatore fallimentare: servono amministratori manager capaci di riposizionare l’azienda sul mercato”.
A Palazzo Cefalà, domani alle 16 all’assemblea pubblica promossa da Fillea e Cgil, prendono parte anche i lavoratori delegati di diverse aziende sotto sequestro e confiscate, come Ati Group, Tecnis, cave Acri di Marineo, Immobiliare Strasburgo, cave sequestrate alla famiglia Buttitta di Bagheria.
A confronto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il direttore dell’Agenzia per i beni confiscati Umberto Postiglione, il segretario Cgil Palermo Mario Ridulfo, ed esponenti del mondo delle cooperative e Vito Lo Monaco del centro Pio La Torre.