Le Acli portano a Catania “La famiglia che c’è”: analisi sociale

CATANIA – Un tunnel contorto dal quale sembra impossibile uscire. Stiamo parlando della situazione delle tantissime famiglie siciliane che vantano pochi diritti e li esercitano con difficoltà.

È un argomento sul quale ormai sempre più spesso si dibatte. Le famiglie, infatti, negli ultimi anni sono diventate i soggetti socialmente ed economicamente più instabili perché mal protette dalle istituzioni locali e nazionali.

La carenza dei servizi essenziali e la sfiducia verso quelli esistenti, tra le altre conseguenze negative, hanno portato ad una diminuzione del ricambio generazionale oltre che al progressivo svuotamento della regione a causa della ripresa delle migrazioni interne verso l’esterno.

Ecco perché le Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) ha avviato, lo scorso 27 novembre a Bologna, un’iniziativa nazionale chiamata “La famiglia che c’è”. Si tratta di un percorso di 20 incontri a livello regionale, durante i quali si tenterà di dare risposte ai bisogni delle famiglie per aiutarle a non percepirsi come soggetti passivi ma come attori del cambiamento.

Per tale ragione durante ogni tappa verrà presentato un Dossier regionale realizzato dall’area politiche di cittadinanza delle Acli nazionali, col fine di aprire un dibattito finalizzato all’individuazione di piste di lavoro capaci di sostenere le famiglie dell’isola e di renderle protagoniste del loro benessere.

Il presidente delle Acli Sicilia e vicepresidente nazionale con delega alla famiglia Santino Scirè ci spiega in cosa consisterà con esattezza la loro iniziativa.

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La famiglia quindi vista come il punto di partenza da cui fare partire l’analisi dei dati Istat da cui emerge un quadro preoccupante della realtà sociale.

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Una prima risposta alla difficile situazione può essere data dall’azione congiunta dei patronati.

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Inoltre è bene sottolineare che in Sicilia mediamente lavora una persona su due. Questi dati assumono livelli preoccupanti se si osserva la componente femminile che, nella maggior parte delle province siciliane fa registrare un tasso di occupazione inferiore al 30%.

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Da queste parole emerge la voglia di trovare una soluzione al problema che al giorno d’oggi ha assunto un’entità troppo elevata. Una necessità di ottenere risposte concrete che porterà le Acli in giro per l’Italia a fare informazione ma soprattutto a diffondere conoscenza riguardo alle risorse che possono e devono essere sfruttate.