Cronaca

Il Natale del catanese, tra pasti infiniti e soldi giocati a Tombola. Una “lotta” per palati fini e stomachi di ferro

CATANIA – Luci in ogni dove, addobbi, cibo, centro commerciali pieni e strade sempre più trafficate. È ormai assodato che si è arrivati a Natale e il cittadino catanese è pronto a viverlo come meglio può fare. I preparativi sono già stati affrontati, con tanto di albero trasportato a casa su un motorino. Resta solo la “lotta” con la trentina di parenti, di sangue e non, tra il pranzo e la cena del 25 dicembre.

Già, una lotta, perché a Catania si potrebbe definire così. Si inizia la giornata facendo gli auguri al nonno e si finisce (rigorosamente alle 3 di notte, dopo 50 portate e 15 dolci) con gli auguri al cuginetto di settimo grado mai visto prima ma che, comunque, “Mi ricordo che eri piccolo piccolo e ora sei diventato un ometto“.

Portafoglio svuotato dalla quantità industriale di regali comprati per il reggimento di parenti, ma pancia sempre piena. Il 25 dicembre di ogni anno infatti, va in scena la battaglia in tavola; una vera e propria prova di forza, soprattutto per i catanesi, i quali dovranno fronteggiare le predette 50 portate, senza fiatare perché “se non mangi questo mi offendo” (come dice: la nonna, l’altra nonna, la zia, l’altra zia e qualche moglie di altri parenti non meglio identificati).

Pronti via e già l’antipasto fa salire i valori delle prossime analisi. Crispelle fritte e rifritte con acciughe o ricotta fresca, le quali sicuramente, per fare contenti tutti, verranno servite in entrambe le varianti. Primo sorso di vino, rigorosamente per dimenticare l’ennesimo fallimento dei buoni propositi per la dieta, e si va avanti (ovviamente, se si mangiano meno di tre crispelle, si viene buttati fuori di casa).

Alle ore 14 ecco il primo, anzi i primi. C’è chi sceglie una tradizione più nordica, ma sempre devastante, come il pasticcio di lasagne, proposto anche in più varianti perché, comunque, “non sapevo l’avessi fatto anche tu“. Ma non è finita qui, si prosegue con un po’ di pasta al forno, involtini di melanzane alla norma e, perché no (?), un po’ di pasta al pistacchio “di rinforzo”. Intanto, siamo riusciti a fare gli auguri sono a un quarto dei presenti al pranzo.

Dopo un quarto d’ora di pausa e quasi mezza bottiglia di vino buttata giù, accompagnata da qualche bicchiere qua e là di Coca-Cola che non guasta mai, arriva il secondo. Ora solare 15,30\16. Zie e nonne osservano nipoti, figli e generi e, nonostante il loro sguardo perso nel vuoto (sanno che sono solo a metà dell'”incontro”) e la pancia da alcolista ormai formatasi dal cenone del 24, spronano la ciurma con il classico “mangiate che dovete crescere giovanotti“. Che si abbiano 7 anni o più di 50, si deve sempre crescere e si rimarrà sempre “giovanotti”, la saggezza delle nonne catanesi è grande…d’altronde non si finisce mai di crescere e imparare nella vita.

Urlo da battaglia e si ricomincia. Dal falsomagro alle scacciate, le quali sono presenti in quantità industriale e di tipologie infinite: tuma e acciughe, broccoli e salsiccia, patate-pomodoro-cipolletta e, immancabilmente, tuma. Il vino è ormai finito, non rimane altro che la decima bottiglia di Coca-Cola della giornata. Tra un pezzo di scacciata e l’altro, la nonna ha uscito la sua “leggerissima” parmigiana di melanzane. È la fine. Dalla sala si erge un timido, ma temerario, “Sono pieno“. Messo a tacere dalla faccia offesa e di odio della nonna, che si gioca la carta “sensi di colpa” con un semplice, ma diretto: “Ma come? A fici sulu pi tia!” (L’ho fatta solo per te). E si va pure di parmigiana.

È il momento di una vera e propria pausa. Il catanese ha ormai fatto gli auguri a metà parentela, guarda la pancia e vede un mappamondo, osserva il portafoglio e vede un buco nero. I pochi spicci rimasti, i quali rappresentano gli ultimi risparmi del mese di dicembre trascorso in ogni centro commerciale di Catania e provincia, li vorrebbe tenere con sé per ogni evenienza, ma ecco che qualcuno interrompe “l’abbiocco” (sensazione di sonnolenza post pasto “ricco” di pietanze) portando Tombola e carte siciliane. Inizia la giocata, non prima di avere preso un buon caffè “digestivo”.

Inutile dire che vincerà la solita famiglia di zii e cugini (figli compresi) e, a dispetto loro, il catanese “perdente ” avrà con sé l’unica cosa leggera della giornata…il portafoglio. Come riprendersi dalla delusione economica, mista alla postuma depressione da bilancia? Ma certo, il dolce. Pandori e panettoni, ma anche salame turco, rotolo con la nutella, “cucciddatu” (buccellato) e chi più ne ha più ne metta.

Ore 19, il catanese, dopo essere sopravvissuto anche a questo Natale e aver completato, finalmente, il giro degli auguri e pronto a tornare a casa. Qualche chilo in più, qualche soldo in meno, ma, alla fine, contento di avere passato delle serene festività natalizie. Sembra tutto finito, ma una voce interrompe la strada verso la porta di uscita. “Sono rimaste tante cose, perché non rimanete anche per cena?“. La moglie accetta, i figli continueranno a giocare con i cuginetti e il catanese, sconsolato, dovrà fare altrettanto. Il giro ricomincia, dalle crispelle ai dolci, passando per altri 10 euro buttati a tombola e sette e mezzo. Il tutto per un “tour de force” fino alle 3\4 del mattino, ora in cui anche i più temerari dicono “basta”.

Si torna a casa, il catanese si mette a letto, contento di avere concluso questa battaglia. Un po’ meno per ciò che la moglie si è portata a casa di cibo rimasto. Si può godere un meritato riposo, per un po’ non ne vuole sentire di cibo, ma, forse, una leggera nostalgia per il clima di famiglia, risate e divertimento che il Natale riesce a creare lo assale. E, levando ogni scherzo, il 25 dicembre torniamo tutti bambini, siamo contenti di aprire i regali e riabbracciare i nostri cari. A qualsiasi età, il Natale riesce sempre a emozionare.

Immagine di repertorio

Edoardo Palma

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