Festeggiamenti agatini: quando il palato “gongola” con minnuzze e olivette

CATANIA – “Minnuzze e olivette”…impossibile non conoscerle quando si parla di Sant’Agata. Manca poco, anzi pochissimo e in città si respira area di festa. 

Per le strada si intravede già qualche devoto con il sacco appena ritirato dalla smacchiatoria… per lei, per la Santuzza, deve essere tutto perfetto e il countdown è iniziato. Fra un’annacata e un’altra delle candelore per i quartieri della città, c’è già chi fa gongolare il palato affollando le pasticcerie in cerca di olivette e minnuzze.

Ma conoscete tutti la loro storia? 

Partiamo con le olivette. Preparate con pasta di mandorle, ricoperte di zucchero e colorate di verde sono uno dei dolci tipici della festa. La loro forma rispecchia esattamente quella di un’oliva e se per un attimo abbandoniamo l’aspetto meramente profano spostandoci su quello religioso, esse si ricollegano ad un episodio dell’agiografia di Sant’Agata.

Si narra, infatti, che mentre Agata era ricercata dai soldati di Quinziano, nel chinarsi per allacciare un calzare vide sorgere davanti a se una pianta di olivo selvatico che la nascose dalla vista delle guardie offrendole i frutti per sfamarsi. Più di recente alcuni pasticceri le ricoprono di cioccolato per solleticare maggiormente il palato.

E delle “minnuzze” cosa sappiamo?

Sono piccole cassate siciliane preparate con pan di spagna imbevuto di rosolio e farcito con ricotta, cioccolato e canditi. Esternamente sono ricoperte con glassa bianca, presentano una ciliegina candita. Nettare per gli dei… 

Ma anche qui lasciamo per un attimo la goliardia. La loro forma, secondo la leggenda, rispecchia una mammella. Quella tagliata proprio a Sant’Agata durante il martirio. Si narra, infatti, che il proconsole Quinziano si invaghì di Agata ma lei lo rifiutò… a questo punto lui decise di torturarla per farla piegare alla sua volontà. La fece fustigare e le fece strappare le mammelle con delle tenaglie. Il 5 febbraio del 251, Agata spirò nella sua cella. Ed è proprio da questo episodio che nasce la tradizione delle “minnuzze”.

E fra sacro e profano, manca poco per dare inizio alla festa più amata dai catanesi.