Disabili Catania, arriva il Decreto Rilancio ma con tante anomalie: Cittàinsieme lancia l’allarme

Disabili Catania, arriva il Decreto Rilancio ma con tante anomalie: Cittàinsieme lancia l’allarme

CATANIA – “Dopo mesi di attesa, di proposte e di incontri, di tavoli tecnici tra le associazioni e gli organi delle amministrazioni comunale e regionale preposti ai Servizi Sociali, dopo lettere disperate e manifestazioni di disabili, famiglie e associazioni che chiedevano il ripristino immediato di servizi essenziali per la vita e dell’assistenza domiciliare sospesa, prima per lo stato di dissesto del Comune di Catania e poi per l’emergenza sanitaria, finalmente arriva il Decreto Rilancio approvato e annunciato pubblicamente il 13 maggio 2020. Il testo redatto in vista dell’entrata del paese nella, ormai trascorsa, Fase 2, contiene disposizioni importanti per le persone con disabilità, confermando o prorogando, in alcuni casi, misure già previste dai decreti Cura Italia e Liquidità; trattandosi, inoltre, di un decreto legge, dovrà avere immediata efficacia dopo il consueto iter di conversione in legge”.

A dire ciò è il movimento di società civile Cittàinsieme, che adesso si chiede cosa manca all’interno del decreto per renderlo effettivamente esecutivo.

“Tra le misure previste, l’istituzione di un Fondo suppletivo di 90 milioni a favore della non autosufficienza – continua l’associazione –, l’incremento di 20 milioni, per l’anno 2020, del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare e la dotazione di 40 milioni di euro per l’istituzione di un nuovo Fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità. Sicuramente le somme previste saranno insufficienti per coprire le necessità più urgenti e occorreranno ulteriori successive risorse, ma quanto ancora mancherà per rendere intanto esecutivo questo decreto? È già passato quasi un mese e siamo ormai nella cosiddetta fase 3, e il testo del Decreto è ancora all’esame della Camera per la conversione in legge. Ma ciò che più ci colpisce e ci indigna è quanto appreso relativamente alla riattivazione, prevista con circolare 8.5.2020 dell’assessorato regionale alla Salute a partire dal 18 maggio, ma di fatto tuttora problematica, dei centri socio-sanitari per disabili e anziani, chiusi da marzo come misura di contenimento. Lo stato di grave difficoltà, anzi, di emergenza e di abbandono in cui si trovano questi centri è fortemente in contrasto con la disponibilità di fondi utilizzabili dai distretti sociosanitari ai quali i Comuni possono attingere.

Tali fondi, come denunciato dal presidente regionale dell’Anffas Giuseppe Giardina ‘sono disponibili già dallo scorso anno, ma risultano essere quasi congelati’ per la mancata gestione delle risorse e, ‘proprio lo scorso 17 aprile, l’assessore Scavone ha inoltrato una circolare ai distretti sanitari in cui ricorda che, già da due anni, sono disponibili 19 milioni di euro che, a oggi, risultano ancora non spesi e che, invece, potrebbero essere destinati alla gestione di un momento così delicato. Nel corso della recente riunione in videoconferenza con l’assessore regionale alla Famiglia, Antonio Scavone, assieme alle associazioni, cooperative e sindacati di categoria abbiamo evidenziato l’importanza di costituire nell’immediato delle Unità speciali e dei Piani territoriali, così come doveva essere già attuato dalle Regioni entro il 20 marzo, come previsto dal decreto dello scorso 9 marzo.

A tre mesi di distanza dal citato decreto, secondo cui dovevano già essere attuati gli interventi previsti, necessari per conoscere le esigenze del territorio, prevedere azioni di emergenza ed elaborare progetti di vita individuale indispensabili per differenziare le risorse adeguate ai reali bisogni delle persone con disabilità, tali interventi risultano ancora in fase di previsione e solo adesso, con una nota del 9 giugno 2020, l’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro comunica l’inizio in Sicilia del piano regionale per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà. Obiettivo prioritario il soddisfacimento dei livelli essenziali delle prestazioni.

Tutto questo porta a porsi una serie di interrogativi ai quali si cerca ancora risposta.

Sarà rispettata – conclude l’associazione – questa nuova scadenza? Quanto tempo ancora ci vorrà perché si passi dalla programmazione all’attuazione dei Piani Individualizzati e all’erogazione delle somme già da anni disponibili? E quale parte di queste risorse sarà destinata a chi è più debole, non solo per le condizioni economiche ma anche perché portatore di handicap? E quale sarà la destinazione della somma di 1.869.504 euro prevista per la città di Catania secondo lo Schema di riparto, tra i Comuni siciliani, delle risorse disponibili in quota Fondo Sociale Europeo 2014/2020 (complessivamente circa 30 milioni di euro), messe a disposizione dal medesimo assessorato regionale con Decreto del 4 aprile 2020? Riuscirà il Dipartimento regionale della famiglia e delle politiche sociali, al quale è stato dato mandato, a porre in essere nel più breve tempo possibile e in anticipazione nella misura massima possibile i necessari adempimenti per l’erogazione di tali risorse ai Comuni che potranno erogarle in via diretta o in altra forma, anche avvalendosi degli Enti del terzo settore? Sono tante le domande alle quali vorremmo avere in tempi brevi delle risposte concrete dalle Istituzioni. E, mentre, da un lato, apprendiamo con sollievo e speranza la notizia della recentissima sentenza del Tribunale di Catania, che ordina l’immediato ripristino dell’assistenza domiciliare a un disabile grave, affermando che un Comune non può accampare esigenze economiche di nessun genere e neanche invocare il dissesto finanziario nei confronti di un soggetto disabile già beneficiario di tale servizio, dall’altro ci chiediamo per quanto tempo e a quante altre persone in stato di assoluta necessità sarà ancora negata un’assistenza indispensabile per la vita e se dovrà essere sempre e soltanto un Tribunale a far valere un diritto imprescindibile sancito dalla Costituzione”.

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