CATANIA – Sono stati assolti tutti e quattro gli imputati nel processo nato per il fallimento della Cesame, storica fabbrica di sanitari da bagno siciliana.
L’assoluzione di Antonino Santoro, Domenico Luciani, Lorenzo Coppola e Fabrizio Brigandì è stata decisa dalla prima sezione penale del Tribunale di Catania perché i fatti non sussistono. L’accusa aveva chiesto la loro condanna con pene comprese tra 4 e 8 anni di reclusione a testa per una presunta bancarotta fraudolenta.
“La formula di assoluzione scelta dal Tribunale di Catania è quella più ampia possibile: il fatto non sussiste quando la condotta criminosa non è mai esistita“, dichiara l’avvocato Pietro Ivan Maravigna che assiste Antonino Santoro.
“Probabilmente adesso non sarà più neppure possibile risalire alla verità, quantomeno morale o politica, sul crack Cesame. Sei anni di processo, otto con le indagini preliminari possono distruggere la vita di una persona e la credibilità di un imprenditore se, come in questo caso, si viene accusati della bancarotta di un’impresa come la Cesame“.
“Le banche chiudono i rubinetti e non è facile, se non impossibile, fare impresa senza finanza. A parte le ovvie negative considerazioni sulla capacità imprenditoriale di chi rimane sotto processo“.
“Ovviamente felice per il mio assistito, il dottore Santoro, e per la sua famiglia che ha sofferto con lui ma questa vicenda deve fare riflettere sui pericoli di una legge, quale quella che cancella la prescrizione, che va al più presto abrogata“, conclude l’avvocato.
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