Consigliera comunale di Valverde rinviata a giudizio e imputata per calunnia

Consigliera comunale di Valverde rinviata a giudizio e imputata per calunnia

VALVERDE – Anna Maravigna, ex Presidente del Consiglio Comunale di Valverde, nonché ex moglie del detenuto al 41 bis, Angelo Magni del clan Pillera, madre del Consigliere comunale di Catania Giovanni Magni, oggi consigliera di minoranza a Valverde, con il gruppo dell’ex sindaco Angelo Spina, è stata rinviata a giudizio ed è imputata in un processo per calunnia per avere accusato falsamente di violenza a corpo politico una consigliera dell’allora opposizione.

Il caso

La storia ha inizio nel 2020, quando la consigliera Maravigna aveva riferito di una asserita violenza subita. Raccontava il fatto ai giornali e, facendo circolare la notizia, ricevette il sostegno da parte dei Presidenti dei consigli comunali del territorio etneo.

Poi ha denunciato la consigliera per violenza a corpo politico.

Le indagini e l’archiviazione del caso

In seguito alle indagini eseguite dalla polizia giudiziaria, i fatti narrati dalla Maravigna sono stati ritenuti non veri.

Il G.I.P. su richiesta della Procura, ha successivamente proceduto – dopo un’accurata indagine – all’archiviazione del caso, poiché non vi era verità nella storia sostenuta dalla Maravigna.

L’apertura del processo

Ma vi è di più. Dagli accertamenti, è emersa una ricostruzione dei fatti faziosa e strumentale operata con l’intento di propinare in primo luogo alla pubblica opinione e, successivamente, all’Autorità Giudiziaria di essere rimasta vittima.

Dopo aver quindi accertato che i fatti non sono mai avvenuti, è scattata la richiesta di rinvio a giudizio della Maravigna per calunnia.

Il G.I.P. ha, dunque, accolto la richiesta il 26 marzo 2024 e ha disposto l’apertura del processo per calunnia nei confronti dell’imputata Anna Maravigna, rinviandola a giudizio.

La costituzione di parte civile e le dichiarazioni

La consigliera, nella stessa udienza preliminare, si è costituita parte civile e il Tribunale ha ammesso la sua costituzione, giudicando meritevole il suo diritto.

La parte civile ha quindi dichiarato: “Se dovessi avere riconosciuto un risarcimento per l’ingiusto danno ricevuto, l’intera somma sarà devoluta ad associazione no profit che si occupi di cultura della legalità”.