CATANIA – “Iddu fu… iddu fu”. Quelle poche parole pronunciate in dialetto siciliano, sono nitide nelle menti di Sebastiano e Simone. “Non reagire picchi viri ca ti sparu”. Rimbombano come tuoni nelle loro orecchie mentre i due ragazzi ricostruiscono l’aggressione subita alcuni giorni fa per le vie della movida catanese.
“Ricordo che erano in quattro, tutti incappucciati – racconta Seby – due hanno accerchiato me e due il mio amico Simone. Abbiamo cercato di far capire loro che stavano facendo una sciocchezza ma sono stati attimi veramente concitati. Volevano portafogli e cellulari”.
La loro non è una storia isolata. Ultimamente, infatti, sono state numerose le segnalazioni di ragazzi che hanno subito aggressioni nel centro storico della città che è anche il luogo in cui, soprattutto nel weekend, affluisce il maggior numero di gente.
“Avevamo appena trascorso una serata al Gammazzita – continua Simone -. Era l’una e quarantacinque e avevamo deciso di rientrare a casa. Queste quattro persone si sono avvicinate mentre eravamo in via Zappalà Gemelli. Mi hanno preso dal collo, strattonandomi. Ho tentato subito di divincolarmi ma uno della banda che era alle mie spalle mi ha dato una raffica di pugni portandomi via il portafogli mentre Sebastiano lo hanno colpito col calcio della pistola”.
Si avete capito bene… una banda. Stando al racconto dei due ragazzi, non appena hanno sporto denuncia contro ignoti, in polizia gli hanno detto che di segnalazioni simili ne sono arrivate altre con un modus operandi identico: quattro persone, passamontagna, pistola… a caccia di soldi e cellulari.
I due amici ci hanno raggiunto in redazione e proprio Seby ha ancora in viso i segni dell’aggressione: una vena rotta nell’occhio e lo zigomo gonfio. Al pronto soccorso del Vittorio Emanuele gli hanno dovuto dare tre punti di sutura.
“Siamo convinti che la pistola fosse giocattolo ma non ne abbiamo certezza – incalzano -. Secondo noi questi sono ragazzacci che si stanno facendo le ossa… insomma stanno facendo “gavetta criminale”. Ora, però, a scendere in centro da soli abbiamo un po’ paura”.
E alla nostra domanda “Se in questo momento aveste davanti un rappresentante delle istituzioni cosa vorreste dirgli?”, Sebastiano e Simone rispondono così: “Forse vorremmo dirgli che dovrebbero essere più presenti nei quartieri disagiati e dove ci sono grossi assembramenti di gente… ma in fondo ormai qui non ci stupiamo più di nulla, ci siamo abituati”.
Ci siamo a-b-i-t-u-a-t-i… ma a cosa siamo abituati? O meglio a cosa ci stiamo abituando? Forse potrebbe essere utile riflettere su quest’affermazione…
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