Il rapporto Ecosistema Urbano 2024 di Legambiente conferma una fotografia negativa per Catania, che quest’anno occupa l’ultimo posto tra i capoluoghi italiani per qualità dell’ambiente. Dopo essere stata penultima lo scorso anno e ultima già due anni fa, la città si conferma molto indietro su diversi indicatori chiave, dai consumi idrici ai rifiuti, dalle aree verdi alla mobilità. In particolare, Catania registra il consumo più alto d’acqua per abitante, con ben 290 litri al giorno, e disperde quasi il 63% dell’acqua immessa in rete. Anche sul fronte del verde urbano e della rete ciclabile i risultati sono modesti, così come nella gestione del suolo, con un punteggio di 4 su 10, uguale a quello dell’anno scorso.
Ecosistema Urbano 2024 evidenzia poi un elevato numero di auto in circolazione, con 79 mezzi ogni 100 abitanti, un tasso tra i più alti d’Italia. Anche i progressi, dove ci sono, restano limitati. Ad esempio, la raccolta differenziata è aumentata dal 26,2% al 35,8%, ma resta ben al di sotto degli obiettivi fissati anni fa, posizionando Catania tra gli ultimi centri in Italia. Il trasporto pubblico ha registrato un incremento dei passeggeri da 9 a 25 viaggi annui per abitante, ma la città resta comunque la peggiore tra le grandi per utilizzo del servizio. In Sicilia, la situazione è difficile anche Palermo, che è in fondo alla lista di Legambiente, posizionata al 102° posto. Tra i pochi segnali positivi c’è quello registrato da Ragusa, che ottiene un buon punteggio per la qualità dell’aria.
Le province siciliane, tra cui Catania, Messina, Enna, Caltanissetta, Trapani e Palermo, che si collocano nelle ultime posizioni del rapporto Ecosistema Urbano 2024, mostrano criticità in diversi ambiti di sostenibilità ambientale. Palermo e Catania si distinguono negativamente – come scritto – per la qualità dell’aria, presentando livelli elevati di biossido di azoto (NO₂) e risultando tra le peggiori città italiane per questo indicatore. Anche sul fronte della raccolta differenziata Palermo mostra uno dei tassi più bassi a livello nazionale, rimanendo al di sotto del 20%.
I settori di mobilità e del trasporto pubblico rappresentano un altro chiaro punto debole per la Sicilia. Catania, Trapani e Caltanissetta offrono un servizio insufficiente, certifica Legambiente, con Catania che si posiziona all’ultimo posto tra le grandi città italiane per numero di passeggeri trasportati. La disponibilità di verde urbano è carente in città come Messina, Trapani ed Enna, dove le aree verdi fruibili per i cittadini sono ridotte. Anche sul fronte delle energie rinnovabili, i risultati non sono incoraggianti: Caltanissetta si colloca i centri italiani con una delle percentuali più basse di energia solare e fotovoltaica installata su edifici pubblici.
La classifica di Legambiente vede in testa tutte città del Nord Italia. Si parte da Reggio Emilia, seguita da Trento e Parma. Questi territori hanno saputo migliorare le proprie infrastrutture verdi, puntando su una gestione efficace dei rifiuti e sul trasporto pubblico. Bologna, new entry nella top 10, è l’unica grande città in cima alla classifica grazie a un forte aumento della raccolta differenziata. Altre città del Nord, come Pordenone, Forlì e Treviso, consolidano i buoni risultati degli anni precedenti. Mentre Milano, pur piazzandosi al 56° posto, si distingue per il servizio di trasporto pubblico efficiente.
Al Centro Italia Legambiente ha rilevato buone performance in città come Macerata, Siena e Livorno, che occupano rispettivamente il 23°, 26° e 29° posto. L’area centrale del Paese si colloca in una posizione intermedia, con città che investono su qualità dell’aria e gestione dei rifiuti, ma che devono ancora affrontare altre criticità. Nel Meridione si trova una situazione (lo si può intuire già dai dati siciliani) più complessa. Ben otto capoluoghi tra le ultime dieci posizioni della classifica sono città del Sud. Oltre a Catania e Palermo, anche Caserta, Catanzaro, Vibo Valentia, Napoli, Crotone e Reggio Calabria si piazzano in fondo. I motivi di questo risultato negativo sono legati a una serie di problemi irrisolti che pesano da anni su queste aree. Si tratta del contrasto allo smog, l’inquinamento dell’aria, la gestione inefficiente dei rifiuti e la mancanza di infrastrutture per una mobilità sostenibile.
Il rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente, realizzato con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, ha analizzato 106 capoluoghi italiani per valutarne, anche per l’anno 2023, la qualità ambientale. Per farlo, sono stati aggiornati alcuni criteri. È stato rivisto il peso di alcuni indici, riducendo l’importanza della raccolta differenziata e mettendo al centro la dispersione idrica e l’estensione delle isole pedonali. È stato aggiunto un nuovo indicatore per misurare l’uso del suolo, importante per valutare come le città stanno gestendo il loro territorio. Anche il criterio di gestione del verde urbano ha registrato un aggiornamento. I comuni che hanno fornito il numero preciso di alberi di proprietà sono stati premiati, mentre per quelli che hanno riportato stime approssimative è stato ridotto il peso dell’indice. Inoltre, per la qualità dell’aria sono stati utilizzati i dati delle centraline ARPA, per una misurazione più accurata.
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