CATANIA – Le vie di Catania ieri, 17 giugno, si sono colorate di allegria, amore e “diversità“, non nel senso negativo della parola ma in riferimento alla personalità di ogni individuo che ha potuto manifestare per i suoi diritti e voleri.
Un nome quasi ironico quello scelto per la manifestazione “Polpo di stato“, ma dietro si nasconde l’idea di dover lottare con una Nazione che non appoggia e accompagna i cittadini nelle loro scelte.
“Nel 2023 il Pride è ancora un evento importante, purtroppo, perché i nostri diritti sono minacciati dai governi ostili e dalle persone che socialmente non riconoscono i soggetti LGBT. Lo abbiamo visto con l’attacco a Bruna, con il suicidio di Cloe Bianco e con tutte le discriminazioni alle nostre famiglie arcobaleno, che non vengono riconosciute”.
“Il Governo Meloni sta attaccando le nostre famiglie e noi siamo qua per questo. Siamo in tantissimi, probabilmente più dell’anno scorso in quanto, vogliamo ribadire la nostra identità, i nostri corpi e i nostri valori“, afferma il vicepresidente dell‘Arcigay, Daniele Russo.
L’attacco del Governo alle famiglie arcobaleno
Il Governo Meloni ha avviato un’iniziativa, che va oltre l’ambito ideologico e si è spinta fino al livello istituzionale, a favore della famiglia tradizionale. Inizialmente, è stata diffusa una circolare che ha richiesto ai Comuni di smettere di registrare i genitori non biologici negli atti di nascita dei bambini con due padri o due madri.
Successivamente, il Governo si è opposto a una proposta di Regolamento Europeo sul medesimo tema.
La decisione del Governo ha comportato il blocco della registrazione delle famiglie omogenitoriali da parte del Comune di Milano. Questa situazione ha aggiunto ulteriori ostacoli a un contesto già difficile per le famiglie omogenitoriali.
Precedentemente, in mancanza di una legge specifica, erano costrette a muoversi tra diverse normative locali e decisioni giudiziarie. La risposta della società civile non si è fatta attendere, lo abbiamo visto con le migliaia di persone che sono scese in piazza per far sentire la propria voce.
All’Amore che chiede di essere manifestato
Quale è il prezzo da pagare per chi ha il coraggio, non solo di prendersi per mano, ma anche di urlare e far sentire il proprio amore? Ne parla Gianvincenzo Borzì, attivista LGBT, in un’intervista esclusiva ai nostri microfoni.