CATANIA – Questa mattina, su incarico della Procura della Repubblica di Catania, le forze della Guardia di Finanza etnea hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. di Catania nei confronti di 21 persone nelle province di Catania, Siracusa, Trapani e Palermo. Il G.I.P. ha ordinato la custodia cautelare in carcere per le 21 persone sospettate, a vari titoli, di essere parte di un’associazione criminale di stampo mafioso, di traffico organizzato di droghe, di riciclaggio e reimpiego di denaro illecito, di trasferimento fraudolento di valori e di detenzione di munizioni.
Inoltre, sono stati sequestrati 11 attività commerciali, 13 beni immobili e 50 rapporti finanziari.
L’operazione ha coinvolto oltre 140 finanzieri e ha ricevuto il supporto di diverse forze dell’ordine, tra cui il Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO), i Comandi Provinciali di Palermo, Trapani e Siracusa, la Sezione Aerea del Reparto Aeronavale di Palermo e le unità cinofile. L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Catania e condotta dalla Guardia di Finanza.
Le investigazioni, che sono durate circa due anni, hanno permesso di ricostruire l’attività criminale di un’associazione che sarebbe stata diretta da quattro fratelli e che avrebbe gestito un rilevante traffico di droghe tra il 2018 e il 2020.
Questa associazione avrebbe avuto legami con il clan “Cappello-Bonaccorsi”.
Le droghe sarebbero state ottenute attraverso due canali principali e il trasporto sarebbe stato garantito da altre figure.
Investigazioni che sono durate circa due anni hanno permesso di ricostruire l’operatività di un’associazione criminale nella provincia di Catania, che era diretta da quattro fratelli: Franco Vitale (noto come “Ciccio“, nato nel 1977), Giuseppe (noto come “Pinuccio“, nato nel 1969), Fabio (nato nel 1974) e Santo (nato nel 1964).
Da agosto 2018 a agosto 2020, questi fratelli avrebbero gestito un significativo traffico di sostanze stupefacenti come cocaina, marijuana e hashish, funzionando come “grossisti” per altri individui impegnati nell’approvvigionamento delle piazze di spaccio locali.
Questa associazione criminale aveva relazioni con il clan “Cappello-Bonaccorsi”, poiché per promuovere il redditizio business, si sarebbe avvalsa del potere criminale di Santo Aiello (nato nel 1960), cognato dei fratelli Vitale e noto esponente di detto clan, per risolvere le controversie relative al traffico di droga, ottenere i pagamenti dovuti più facilmente e garantirsi la copertura necessaria per mantenere i traffici illegali.
Le indagini hanno rivelato che i fratelli Vitale si erano assicurati forniture stabili di quantità significative di droghe attraverso due principali canali: il primo con base operativa a Figline Valdarno in Toscana, che era controllato da Paolo Messina (nato nel 1979) e da Erion Keci (noto come “Johnny“, nato nel 1990), e il secondo, attivo a Catania, riconducibile a Salvatore Copia (noto come “Turi Copia“, nato nel 1970) e Nunzio Cacia (nato nel 1973).
Il trasporto e la custodia della merce acquistata sarebbero stati garantiti, oltre che da Messina e Cacia, anche da altri indagati, tra cui Giovanni Santoro (noto come “Chiacchiera“, nato nel 1983), Angelo Ottavio Isaia (nato nel 1972) e Matteo Aiello (noto come “Muto“, nato nel 1952), che avrebbero gestito diversi siti di stoccaggio in Catania, Gravina di Catania, Misterbianco e il Villaggio di Ippocampo di Mare.
Durante le investigazioni, che comprendevano anche attività tecniche e servizi di osservazione e pedinamento, è stata anche accertata l’esistenza di un secondo gruppo dedito al traffico organizzato di droga, indipendente dall’altro menzionato, che avrebbe impiantato una vasta piantagione di cannabis su un terreno di circa 1.500 metri quadri nei pressi della cascata “Oxena” tra Militello in Val di Catania e Grammichele.
Questo gruppo era formato da Pietro Artimino (nato nel 1972) che aveva il ruolo di organizzatore, Giampaolo Artimino (nato nel 1979) e Mario Murgo, chiamato “zio Mario” (nato nel 1967), che erano stretti collaboratori del primo, e Ardian Qarri, originario dell’Albania (nato nel 1984), che si occupava della manutenzione ordinaria della piantagione e svolgeva anche le funzioni di guardia e vedetta.
Le indagini hanno portato all’arresto in flagranza di reato di 7 persone per detenzione e commercio di sostanze stupefacenti e al sequestro, in diverse occasioni, di una notevole quantità di droga, compresi 34 kg di cocaina, 400 kg di marijuana, 1 kg di hashish, 11.000 piante di cannabis e 38 proiettili di calibro 9.
Dalle indagini è emerso che i proventi illeciti del traffico di droga venivano reinvestiti in attività commerciali legittime. In particolare, sono stati identificati gli investimenti dei fratelli Franco e Giuseppe Vitale nella società “Florio SRLS” e nella “ditta individuale Florio Vincenzo“, che esercitano l’attività di compravendita e noleggio di automobili a Tremestieri Etneo e Viagrande (CT) e sono riconducibili a Vincenzo Florio, chiamato “Enzo” (nato nel 1977).
Inoltre, è stata riscontrata l’attribuzione fittizia da parte di Giuseppe Vitale della titolarità della ditta individuale “New Bar Galermo di Eugenio Pafumi”, poi denominata “Caffè in piazza” con sede a Catania, con lo scopo di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali.
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