CATANIA – La gara ai “nonni più giovani di Italia” sembra non fermasi e Catania non resta certo indietro in questa competizione.
La testata Fanpage.it ha rintracciato nel capoluogo etneo una nonna di appena 32 anni, Ketty Marchese. La donna ha avuto una figlia quando aveva solo 14 anni. Di certo non è stato facile per una ragazzina diventare adulta di colpo e assumersi la responsabilità di un’altra vita.
Nonostante le difficoltà, però, le soddisfazioni e le gioie di una famiglia unita sembrano aver dato a Ketty la forza di andare sempre avanti, come è lei stessa a raccontare. In questo modo dice di aver accettato la decisione della figlia di voler diventare genitore a 18 anni, seguendo le orme della madre. Ketty a 33 anni è nonna di un bambino “vivace e intelligente”.
Certo non è stato facile occuparsi di un neonato quando era ancora una bambina, racconta. Ma con l’aiuto della famiglia – genitori e nonni – è riuscita a trovare la forza di superare gli ostacoli.
Quella di Ketty è una famiglia numerosa composta da 5 generazioni che vivono unite. Di certo non sono mancate le critiche e i giudizi da parte della gente, che le donne sono riuscite a superare solo grazie all’amore della famiglia. “Bisogna avere rispetto e non bisogna criticare“, dichiara la bisnonna.
La storia di Ketty è simile a quella di molte altre ragazze che si trovano a dover affrontare le difficoltà degli adulti quando sono ancora delle bambine. Una storia di amore e positiva ma che va analizzata in tutta la sua complessità ma che proprio per questo motivo non va giudicata.
Diventare genitori quando si è ancora degli adolescenti non è una cosa semplice, abbandonare gli studi per dedicarsi a una responsabilità enorme.
Le domande da porsi in questi casi sono numerose: è giusto crescere un figlio quando non si è ancora concluso un percorso di crescita personale, quando non si è ancora degli adulti?
Abbandonare gli studi significa precludersi la possibilità di avere accesso al mondo del lavoro, che è già complicato con tutti i titoli. Fare il genitore non è una cosa scontata e resta il “mestiere più duro” che ci sia.
Fonte foto: Ketty Marchese Facebook