Catania: infermiera aggredita in ospedale, nota FSI-CNI

Catania: infermiera aggredita in ospedale, nota FSI-CNI

CATANIA – “Il segretario nazionale e la segreteria nazionale FSI-CNI, esprimono la massima solidarietà alla collega aggredita al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania il 26 settembre, e a tutti i colleghi dell’area catanese, più volte coinvolti in questi ultimi anni in fenomeni di aggressioni da parte dell’utenza, nei pronto soccorso, al 118 e nelle psichiatrie, che rischiano spesso la loro incolumità personale per garantire il bene della salute pubblica. Tale vile atto va ad aggiungersi ad altri episodi di violenza negli ospedali italiani a cui, purtroppo, non segue un provvedimento ministeriale adeguato a fronteggiarli”. Sono queste le parole di Michele Schinco, segretario nazionale FSI-CNI, dopo l’aggressione di un’infermiera del Pronto Soccorso del Vittorio Emanuele di Catania.

È la notte del 25 settembre quando un paziente stanco della lunga attesa inizia ad urlare, insultare e minacciare di morte le due infermiere assegnate al triage. Una di loro, spaventata, tenta di chiudere la porta d’ingresso, che viene però strattonata dall’uomo che dopo essere riuscito ad entrare la chiude violentemente. La mano dell’infermiera, sfortunatamente, rimane incastrata, e questo provoca la frattura del quarto dito. Subito soccorsa dai colleghi, le viene assegnata una prognosi di 30 giorni.  

L’uomo è stato fermato dagli agenti di polizia, accorsi subito sul luogo grazie al pulsante di emergenza collegato direttamente alla Questura. Il paziente ha motivato il suo gesto con i lunghi tempi d’attesa, infatti gli era stato assegnato il codice verde, ma in quella notte erano stati tanti i casi di codice rosso.

Continua, dunque, il segretario: “Sfortunatamente le istituzioni solo in seguito a queste violente aggressioni, per qualche giorno manifestano sui mass media proposte ed iniziative per dare più sicurezza agli operatori sanitari, seguiti poi dal silenzio e dai continui tagli. La FSI a livello nazionale ha rivendicato e sta rivendicando maggiore sicurezza e dignità nelle sedi di lavoro che attualmente, nelle aree di emergenza, viene svolto in condizioni di estremo disagio”.

“Questa segreteria – dichiarano Calogero Coniglio, segretario regionale del Coordinamento Nazionale Infermieri-Fsi e Vincenzo Messina, segretario territoriale della FSI Federazione Sindacati Indipendenti – è da 4 anni che lotta. Abbiamo esposto il fenomeno dell’aumento delle aggressioni ospedaliere nelle denunce presentate alle 9 Procure siciliane, alle Prefetture, ai sindaci. Abbiamo presentato su aggressioni e carenza di personale, quest’ultima anche causa di lunghe lista d’attesa che alimentano le aggressioni, 3 interrogazioni parlamentari alla Camera e al Senato ai ministri Lorenzin e Alfano, e in audizione lo scorso mese in VI commissione regionale sanità all’ARS alla presenza dell’on. Di Giacomo. Dopo incontro con il questore di Catania, siamo riusciti a far raddoppiare la sorveglianza nel Pronto Soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania dove sono adesso operativi due vigilantes in più: uno armato all’esterno e uno disarmato dentro, nel corridoio del Pronto Soccorso. Ma ancora c’è molto da fare“.

Conclude, quindi, Michele Schinco: “Il fenomeno è aggravato anche da chi promuove vergognose campagne mediatiche aggressive di istigazione alla denuncia, messaggi come questo non fanno altro che peggiorare il rapporto cittadino-operatore. La FSI si batte nei dicasteri competenti contro i tagli alla sanità che minacciano la salute e il diritto alle cure, dei quali la FSI si è sempre e sempre si porrà a difesa dei cittadini e degli operatori sanitari. Alla collega aggredita va ovviamente la solidarietà di tutte le professioni sanitarie e la rassicurazione che non sarà lasciata sola. La segreteria regionale della FSI-CNI Sicilia valuterà la possibilità di costituirsi parte civile  in favore della collega nel processo contro l’aggressore, per la salvaguardia della dignità di una professionista che non può rischiare la vita per portare a casa uno stipendio”.