CATANIA – Malloppi, mazzette e incontri in auto. Sono queste le modalità con cui il sodalizio criminale che esercitava il controllo sulle scommesse e attività di gioco d’azzardo abusive intascava denaro e otteneva potere. Le intercettazioni dell’operazione della D.I.A. Àpate, che vede indagate complessivamente 65 persone vicine ai clan mafiosi catanesi e arrestato un imprenditore del settore delle slot-machine vicino alle famiglie mafiose catanesi Santapaola e Cappello, hanno fatto emergere il quadro complessivo e il modus operandi dell’associazione a delinquere.
Gli incontri avvenivano in macchina, così come lo scambio di mazzette ritenute provento dell’attività illecita. Proprio le buste di soldi hanno riguardato cifre importanti. “Mentre che siamo qua, hai dove conservarli? Sono due mazzette da 50 (50mila euro ndr), le mettiamo qua dentro“, emerge da una conversazione tra due sodali.
D’altronde, oltre all’indagine che ha coinvolto 65 persone e ha portato al sequestro di 38 agenzie di scommesse sparse in tutta la Sicilia, nel mirino della D.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia) sono finiti anche i relativi patrimoni aziendali, beni mobili e immobili, conti correnti e rapporti finanziari per un valore di oltre 30 milioni di euro.
“Ti ho fatto venire in macchina perché c’è la busta e te la puoi mettere in saccoccia“, ecco come intascavano le bustarelle gli indagati.
Il peso delle buste è anche facilmente capibile non solo dalle cifre pronunciate dagli intercettati, ma anche dai termini utilizzati dagli stessi. “Io mi organizzo, mi danno il malloppo e passo strada facendo“, discorsi che sanno di pirati di fronte a un bottino, ma che rappresentano la realtà di una parte del settore delle scommesse e del gioco d’azzardo catanese.
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