Cronaca

Catania, il 13enne Giuseppe “vive” nel corpo di 4 giovanissimi. I parenti: “Vogliamo incontrarli per avere pace”

CATANIA – Era il 14 febbraio 2012 quando il cuore del 13enne Giuseppe Cunsolo ha smesso di battere, lasciando un vuoto incolmabile.

Il ragazzo era rimasto coinvolto, il 28 gennaio di quell’anno, in un incidente stradale a Librino causato da un pirata della strada.

Giuseppe Cunsolo morto in un incidente stradale a Librino

Ricoverato in coma a causa delle gravi lesioni encefaliche riportate, per lui non c’è stato nulla da fare.

Le ferite al cervello non potevano essere trattate chirurgicamente, quindi il team di Rianimazione, guidato dal dottor Sergio Pintaudi, aveva intrapreso una terapia medica per ridurre l’edema cerebrale e sostenere le funzioni vitali del giovane.

Ma anche questa strada non ha portato i risultati sperati.

I genitori danno il consenso alla donazione degli organi

I genitori, mossi da un grande spirito di solidarietà, hanno deciso di dare il loro consenso al prelievo degli organi del 13enne, in modo tale da dare vita e speranza ad altre persone.

E così è stato: sono stati salvati 4 pazienti, tutti giovanissimi. La donazione è partita dall’ospedale Garibaldi Centro di Catania.

Giuseppe “vive” nel corpo di 4 pazienti

In primis un bambino di Perugia di 2 anni che ha ricevuto il rene destro nel Centro Trapianti Bambin Gesù di Roma; poi un altro di 10 anni di Verona, che ha ricevuto il rene sinistro al Centro Trapianti del Policlinico di Milano.

Ancora, il fegato è stato donato a una ragazzina di 13 anni della provincia di Cosenza e l’operazione si è svolta nel Centro Trapianti di Bergamo.

Infine, le cornee sono state ricevute – tra il 14 e il 29 febbraio 2012 – a una donna di Palermo.

L’appello dei parenti

Il piccolo Giuseppe aveva un’intera esistenza davanti, ed è stato strappato alla vita troppo presto, nel pieno della sua adolescenza.

Per chi lo conosceva e amava resta solo un dolore che non si potrà più cancellare. Il ricordo di quello che era e che non tornerà mai più. Eppure, in qualche modo, si deve andare avanti, cercando di avere un po’ di serenità.

Alla nostra redazione arriva l’appello sentito dei parenti dopo 11 anni: “Aiutateci a ritrovare le persone che hanno ricevuto gli organi di Peppuccio cosicché possiamo anche solo guardarli e avere un po’ di pace“.

Incontrare e conoscere chi è stato salvato grazie alla generosità dei genitori e pensare che il loro figlio, in un certo senso, è ancora lì accanto a loro. Questa è la nobile richiesta.

La consolazione per una vita che è stata troppo dura e che ha tolto loro l’amore più grande.

Dalila Di Costa

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