Catania, arrestato il “contabile” del clan Mazzei. Trovato libro mastro con entrate e uscite

CATANIA – Nel pomeriggio di ieri, il personale della Squadra Mobile – Squadra Catturandi- ha proceduto alla cattura di D.G., 47 anni, destinatario dell’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso in data 22 giugno 2021 dalla Procura Generale della Repubblica nella Corte D’Appello di Catania, dovendo lo stesso espiare la condanna definitiva di 14 anni e 11 mesi perché riconosciuto colpevole di aver fatto parte di un’associazione di stampo mafioso (cosca Mazzei – “Carcagnusi”) dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, estorsione, rapina, furto e reati in materia di armi, aggravati perché commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416- bis del codice penale, ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, (art.7 L.203/91).

Le indagini avviate nel 2012, sotto il coordinamento dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa in data 8 giugno 2015 dal gip del Tribunale di Catania, nei confronti di 30 persone tra cui D.G..

La misura cautelare accoglie gli esiti dell’attività di indagine, che ha consentito al personale della Squadra Mobile di trovare, nel corso di una perquisizione domiciliare, alcuni block notes sui quali, in una sorta di libro mastro, erano annotate diverse voci ordinate perEntrate” e “Uscite”, evidenzianti la tipica movimentazione economica riguardante somme estorte a commercianti e gli “stipendiconsegnati ai familiari dei detenuti, nonché quella che nel prosieguo delle indagini si rileverà essere la compravendita di sostanza stupefacente.

Le indagini, oltre a consentire di riscontrare la piena operatività del clan Mazzei, che risulta ancora organizzato nelle squadre del cosiddetto “Traforo” e di “Lineri”, hanno consentito di individuare, tra i reati fine dell’associazione mafiosa, 13 estorsioni, concretizzatesi sia con la richiesta di “pizzo”, sia tramite il recupero crediti richiesto da imprenditori e commercianti i quali, anziché adire le vie legali, hanno investito l’organizzazione mafiosa in parola, alla quale hanno dovuto poi cedere una considerevole parte del proprio credito.

L’operazione fu denominata “Enigma.

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