CATANIA – Si conclude tragicamente la storia di Ylenia Bonavera, 26 anni, la ragazza messinese bruciata viva dall’ex fidanzato con in grembo un bambino e aggredita più volte. La giovane ha dapprima accusato Alessio Mantineo (il suo ex), salvo poi difenderlo dalle accuse dalla D’Urso per poi, addirittura, giustificare il suo gesto come atto d’amore. Luci e ombre sul fatto di cronaca risalente al 2017. La ragazza si sarebbe trovata a Catania per motivi di lavoro. Nella notte sarebbe morta all’interno dell’ospedale Garibaldi Centro. I motivi sono ancora sconosciuti, dato che Ylenia sarebbe arrivata nel nosocomio con diverse ferite d’arma da taglio, in particolar modo alla spalla.
Difficile credere che una ferita in un punto non vitale ne abbia causato il decesso, infatti il suo corpo sarebbe nell’obitorio dell’ospedale in attesa dell’esame autoptico disposto dalla Magistratura. In attesa dell’autopsia, emergono diversi dubbi sulla morte della giovane donna, in quanto le ferite riportate dalla stessa potrebbero non essere collegate al decesso.
Dall’ospedale non trapela nulla, dato che il corpo di Ylenia è a disposizione della Magistratura. Non è la prima volta che la ragazza viene aggredita. Nel 2017, oltre a essere stata bruciata viva nella sua casa del quartiere messinese Bordonaro dall’ex compagno, ha chiesto aiuto alla polizia diversi mesi dopo e si sarebbe presentata davanti agli agenti con un occhio nero e un taglio alla testa non ricordando la causa delle sue lesioni.
Poi, nell’ordine, le difese a spada tratta dell’ex fidanzato, l’indagine per favoreggiamento e poi la condanna a 10 anni per Alessio Mantineo dalla Corte d’Appello per tentato omicidio. Sono stati anni da incubo per Ylenia Bonavera, anni di paura e terrore, aggressioni misteriose e una morte che sembrerebbe essere ricoperta da tante ombre che solo l’autopsia potrebbe illuminare.
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