CATANIA – “Mio marito è stato ingiustamente condannato a 12 anni e 4 mesi di reclusione per aver difeso me, un cliente, la sua stessa vita e la nostra attività commerciale da tre malviventi armati e con il volto travisato che hanno fatto irruzione nella nostra gioielleria. Dopo avermi puntato una pistola sul petto e rivolto continue minacce di morte, i malviventi hanno iniziato una colluttazione con Guido. Sono partiti dei colpi involontari e due di loro sono rimasti uccisi, mentre un terzo ferito. Guido non è un assassino, ma un uomo perbene, una persona fantastica, dedita alla famiglia, ligio al dovere, altruista e generoso”.
È questo ciò che ci dice Maria Angela Distefano, moglie di Guido Gianni, il gioielliere di Nicolosi (Catania) che il 18 febbraio 2008 subì una rapina nella propria gioielleria quando tre rapinatori assaltarono il negozio e aggredirono lui e la moglie, colpita alla testa con il calcio della pistola di uno dei rapinatori e minacciata più volte di morte, come ci ha detto.
Nell’occasione e per difendere la moglie e un cliente che in quel momento era lì presente, Gianni sparò con la sua pistola legalmente detenuta e uccise due dei tre rapinatori.
Il mese scorso la sentenza esecutiva che ha condannato l’uomo a scontare 13 anni al carcere dell’Ucciardone di Palermo per duplice omicidio.
La signora Distefano e la figlia Aurora ci hanno poi confermato che non esistevano telecamere di videosorveglianza né all’interno né all’esterno del negozio: “Si tratta di una attività molto modesta – ci dice la figlia – che esiste da più di 30 anni e che i miei genitori hanno tirato su con enormi sacrifici e dove lavoravano dalla mattina alla sera”.
“Non ci sono mai state le telecamere purtroppo e questo fatto ci ha penalizzato in questa situazione perché sono state dette tante inesattezze su mio padre, che avrebbe sparato alle spalle dei rapinatori e addirittura fuori in strada. No, niente di più falso, ma non possiamo provarlo perché non abbiamo le registrazioni“, prosegue.
“Mio padre è stato condannato come se fosse un criminale, ma non ha mai avuto precedenti penali anzi, si è sempre dimostrato una persona buona, generosa, che aiutava tutti quando qualcuno chiedeva una mano. Dovrebbe essere scarcerato a settembre del 2034 ma ho paura che non ce la possa fare. È molto provato, ho paura per la sua vita. Viveva per mia madre, uno di quegli amori che durano da e per tutta la vita. Adesso la distanza è terribile. È attiva anche una petizione per chiedere al Presidente Mattarella la grazia”, aggiunge.
“Mio marito non avrebbe mai sparato volontariamente a qualcuno – continua la moglie Maria Angela – perché avevamo un cliente in negozio. Nella concitazione del momento, quando mi ha visto bloccata e minacciata da queste tre persone è partita una colluttazione perché lui ha difeso me e salvato la vita al nostro cliente, ho sentito che partivano degli spari, ma poi mi hanno colpito alla testa e sono svenuta”.
E ancora: “Sono sicurissima che mio marito non avrebbe mai ucciso volontariamente qualcuno, né tanto meno sarebbe andato a sparare in strada con i negozi vicini e i locali pieni di persone. Mio marito merita di tornare alla sua vita ed ai suoi cari”.
“Vogliamo giustizia per mio padre – specifica Aurora – ecco perché oggi, 14 luglio 2022 alle ore 20,15 in piazza Nettuno (lungomare di Catania), abbiamo organizzato l’evento solidale autorizzato “GIUSTIZIA PER GUIDO GIANNI!” in collaborazione con i pattinatori e ciclisti di Catania“.
“Sarà un momento di condivisone per dare voce a una giusta causa perché papà è innocente ed è stato condannato ingiustamente. Durante la manifestazione saranno distribuiti volantini sulla raccolta firme lanciata da mia madre su change.org https://chng.it/vrMtgwjd”, conclude.
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