CATANIA – Pagava quattro braccianti marocchini 150-200 euro al mese, a fronte dei 1.000 euro previsti dai contratti collettivi, e avrebbe preteso da loro 8mila euro, minacciandone il licenziamento, con il pretesto di doverli utilizzare per ottenere la loro regolarizzazione avviando la pratica in prefettura.
Nella mattinata del 19 luglio 2022, su disposizione della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, i carabinieri del locale Nucleo Ispettorato del Lavoro, supportati dai militari della Compagnia carabinieri di Paternò, hanno dato esecuzione all’ordinanza del gip del Tribunale di Catania di applicazione della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’attività di impresa per un anno nei confronti di un imprenditore agricolo di Ragalna, di 56 anni, titolare di una azienda agricola, ritenuto responsabile di sfruttamento del lavoro ed estorsione gravati nei confronti dei propri dipendenti.
Le attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica hanno consentito di acquisire elementi tali da far ritenere che l’imprenditore, che nell’esercizio della propria azienda agricola avrebbe impiegato quattro dipendenti stranieri di nazionalità marocchina in condizioni di sfruttamento, corrispondendo loro una retribuzione irrisoria (pari a solo 150-200,00 € mensili a fronte dei 1.000 € previsti dai contratti collettivi nazionali e territoriali), costringendoli a svolgere turni di lavoro estenuanti, senza il riconoscimento di ferie, riposi settimanali e indennità accessorie.
Inoltre, in più occasioni li avrebbe costretti a consegnargli somme di denaro, complessivamente pari a 8mila euro circa, con il pretesto di doverli utilizzare per ottenere la loro regolarizzazione mediante l’attivazione della pratica di emersione del lavoro irregolare presso la locale Prefettura, minacciandoli di licenziamento o di non inoltrare la predetta richiesta di regolarizzazione, qualora tali somme gli fossero negate.
L’indagine è scaturita dalla denuncia dei quattro cittadini marocchini dipendenti dall’imprenditore, sostenuti dall’Organizzazione O.I.M. (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) – Progetto DI.AGR.AMMI SUD, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sulle cui dichiarazioni hanno avuto origine gli accertamenti a riscontro da parte dei militari dell’Arma.
Durante le perquisizioni, delegate dall’Ufficio nominato prima, sui terreni di pertinenza della citata azienda agricola, localizzati a Ramacca e Paternò, il personale operante ha individuato altri sei lavoratori dei quali quattro in nero con riferimento alla posizione dei quali l’imprenditore è stato ulteriormente segnalato.