Da Augusta oltre 30 milioni di euro di gasolio illecito: i numeri dell’operazione Dirty Oil

Da Augusta oltre 30 milioni di euro di gasolio illecito: i numeri dell’operazione Dirty Oil

CATANIA – La guardia di Finanzia di Catania ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 persone, organizzatori e partecipanti attivi di 2 associazioni a delinquere, dedite al commercio internazionale di gasolio libico, riciclato e rivenduto in Italia.

Secondo quanto emerso, la prima associazione a delinquere – che si occupava del riciclaggio del gasolio ed era composta per la maggior parte da soggetti stranieri per lo più libici e maltesi – è stata artefice di 31 arrivi in Italia di altrettante petroliere, giunte senza alcuna documentazione. In più, si occupava della miscelazione del carburante libico rubato con quello lecito. La seconda associazione, quasi esclusivamente italiana, si occupava invece della re-immissione del carburante rubato nel territorio nazionale, senza pagare Iva e Acisee.

Dalla Libia, il gasolio rubato era diretto ai porti italiani di Civitavecchia e Venezia via mare, attraverso dei trasbordi tra pescherecci a largo delle coste libiche e maltesi; via terra, il gasolio illecito entrava in Italia dal porto di Augusta (Sr) tramite la società MAXCOM BUNKER S.p.a. e veniva portato fino a Mazara del Vallo (Tp) da cui si diffondeva poi in Sicilia e quindi in tutti i distributori coinvolti della provincia di Catania. Per questo aspetto, c’era un’altra organizzazione che “copriva” il petrolio di origine maltese con false dichiarazioni e falsi documenti che lo registravano come se fosse di provenienza saudita, qualitativamente superiore a quello libico.

Per uno dei trasportatori di gasolio via mare, Gordon Debono, per cui era già stata notificata un’ordinanza di misura cautelare, sono scattate le manette all’aeroporto Fontanarossa di Catania dove il 43enne, di ritorno da Ginevra, era pronto a decollare in direzione Malta per continuare l’attività illecita di furto e riciclaggio del carburante.

In totale sono state indagate 50 persone, inclusi i proprietari dei distributori stradali appartenenti alla rete ENI da cui è partita l’indagine, nata da una denuncia nel giugno 2015 e durata fino a giugno del 2016, durante la quale essi hanno lamentato anomalie di circa una decina di distributori presenti nella provincia di Catania. Da alcune intercettazioni dei finanzieri, infatti, gli stessi proprietari dei distributori di carburante nel catanese erano consapevoli del fatto che il petrolio fosse illecito.

Si parla di oltre 82 milioni di chili di gasolio libico trafugato, per un valore d’acquisto pari a circa 27 milioni di euro a fronte di un valore industriale di mercato pari a oltre 51 milioni di euro e con una evasione fiscale per oltre 11 milioni di euro di Iva non versata.