CATANIA – In quei giorni feriali in cui i più piccoli vanno a scuola e i più grandi a lavoro, la città di Catania (senza dubbio come molte altre) per molti automobilisti diventa un vero e proprio percorso a ostacoli, specialmente nelle ore di punta ben scandite dall’inizio e dalla fine degli incontri scolastici all’interno degli istituti di ogni ordine e grado.
Nello specifico, per non creare dubbi o ambiguità, oggi vogliamo parlarvi degli innumerevoli problemi che il territorio è costretto ad affrontare a causa della sosta selvaggia in doppia fila. E si potrebbe anche andare oltre, a tal punto che molte strade sono l’esempio palese che muri di macchine non fermano certi genitori dall’attendere i figli anche a rischio di congestionare interi corsi e viali.
In che modo comportamenti così scorretti possono gravare sui più piccoli? Non molti, infatti, pare riescano a comprendere quanto siano gravi certe scelte alla guida, specialmente se messe in atto quando nel lato passeggero si trovano i bimbi.
Parcheggiare in doppia fila è illegale?
Un quesito per volta, analizziamo il problema rispondendo a una primissima domanda: la sosta in doppia fila per prelevare i figli da scuola è consentita dalla legge? A scanso di equivoci e a gran voce, una prima risposta secca e brutalmente “scomoda” per alcuni è certamente no.
“Il Codice della Strada a vieta esplicitamente la sosta in doppia fila: l’articolo 158, comma 2, lett. c infatti, vieta la sosta in seconda fila e prevede una sanzione amministrativa da 24 a 97 euro per i ciclomotori e i motoveicoli a due ruote e da 41 a 168 euro per i restanti veicoli. L’art. 159, inoltre, sancisce che gli agenti di polizia possono procedere alla rimozione forzata qualora la sosta vietata costituisca pericolo o grave intralcio alla circolazione”.
Oltre che infrangere il Codice della Strada, infatti, parcheggiando in doppia fila molti stanno infrangendo anche il Codice Penale commettendo un vero e proprio reato.
Solo queste prime considerazioni dovrebbero far desistere alcuni dal mandare in tilt la viabilità due volte al giorno, ma i problemi non finiscono qui.
I figli crescono più aggressivi e perdono fiducia nei genitori
Trascorriamo tutti molto tempo in macchina con figli, nipoti o piccoli di ogni genere, mostrandoci con il nostro lato peggiore: urla, scatti di rabbia, stress, comportamenti scorretti e ingiustificati, gratuiti nella loro gravità, che possono segnare profondamente la psiche dei piccoli passeggeri, oltre che plasmarne il carattere in maniera pericolosa e negativa.
Per spiegare al meglio quali sono questi rischi e cosa comportano, è intervenuto ai microfoni di NewSicilia Marco Cappuccio, psicologo catanese.
“È sicuramente vero in linea generale che i bambini abbiano i propri genitori come modelli fondamentali e primari della loro crescita, del loro sviluppo di personalità e della progressiva definizione e modellizzazione del loro comportamento; quindi, l’esempio genitoriale è di importanza fondamentale nello sviluppo psicologico del bambino. Nello specifico genitori irrispettosi delle regole, degli altri e tendenti quindi a porsi con gli altri nel rapporto con la realtà esterna, con una assertività che sconfina nella potenza aggressiva, hanno un’influenza importante sui figli, tenuto conto che una modalità fondamentale di strutturazione del comportamento è l’apprendimento per imitazione (il cosiddetto modeling)”, spiega.
Prosegue: “Nel rapporto del bambino con i propri genitori e nell’apprendimento dei propri comportamenti, se una funzione fondamentale primaria ce l’hanno i modelli genitoriali, nello sviluppo della crescita e soprattutto a partire dai 5 anni in poi, (quindi l’età in cui inizia significativamente a svilupparsi una proiezione esterna alla famiglia della vita del bambino) al modello genitoriale e all’esempio genitoriale si accoppia anche il rapporto con altri contesti e ambiti o cosiddette agenzie educative (in primo luogo la scuola che è luogo fondamentale di apprendimento anche delle regole di convivenza, del rapporto con gli altri) e in questo senso inizia a svilupparsi nel bambino sempre più una comparazione, un mettere assieme gli influssi ambientali già appresi, interiorizzati, elaborati provenienti dal proprio contesto familiare d’origine, dai propri genitori con altri ambienti in cui sempre più ci si trova a vivere con impianti di regole”.
“In questo caso – continua – la necessità del bambino è quella di poter strutturare un universo mentale di regole, di modelli di rapporto e di comportamento con gli altri il più possibile armonico e integrato. Se invece nel processo di crescita il bambino percepisce un conflitto, una differenza forte fra ciò che in famiglia e dai genitori viene ritenuto e considerato giusto e quello che invece in altri contesti extra familiari (in primo luogo con la scuola) viene insegnato come opportuno e adeguato, ciò può portare a una confusione su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e quindi a un disagio emotivo oltre che a una confusione cognitiva nel bambino. Ancora di più se il bambino assiste concretamente al determinarsi di conflitti (anche concreti) tra la propria famiglia e quelli dell’ambiente extrafamiliare in cui il bambino sta cercando integrarsi e di cui sta cercando di apprendere le regole: il risultato può essere appunto una confusione significativa nel bambino su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, una sorta di conflitto di lealtà fra l’attaccamento affettivo alle proprie figure genitoriali e gli apprendimenti che sempre più in altri contesti il bambino viene a sviluppare”.
Quali sono i rischi?
Continua a spiegare Marco Cappuccio: “Una configurazione specifica di questo conflitto può essere nella difficoltà di conciliare un approccio individualista tendenzialmente egocentrico del rapporto con gli altri con ciò che in famiglia può essere prevalente veicolato nel bambino come opportunità maggiore di porsi rispetto agli altri fra l’individualismo e invece ciò che nella scuola sempre più apprende, cioè l’opportunità o addirittura necessità della collaborazione, della cooperazione e quindi del rispetto di regole di gruppo, del far parte di un gruppo. I comportamenti irregolari o devianti rispetto alle regole del vivere sociale dei genitori rispetto al bambino possono oggettivare essere un attacco alla sua possibilità di apprendimento adeguato delle regole utili del vivere sociale”.
“Un’ulteriore configurazione confusiva e potenzialmente disagiante per il bambino è poi la possibilità di avere esperienza magari di un’incoerenza nel modo di porsi dei genitori rispetto alle regole, un’incoerenza tra ciò che viene enunciato teoricamente a parole dal genitore, per esempio l’opportunità, la giustezza del rispetto delle regole e del rispetto degli altri eccetera, e il comportamento reale in certe situazioni, quali per esempio quelle del comportamento stradale in cui il genitore si contraddice e di fatto si comporta in maniera irregolare, deviante, trasgressiva o oggettivamente magari prepotente rispetto agli altri. Ciò può mettere in dubbio e in qualche modo minare la fiducia del bambino nel modello genitoriale e quindi l’attendibilità sull’adesione a ciò che i genitori sono e rappresentano per lui”, prosegue l’esperto.
La colpa è della società?
“Ancora di più, ciò può avvenire in determinati contesti del dire sociale che danno maggiore possibilità in linea generale agli individui di mettere in atto dei comportamenti “scissi”. Nel senso che esistono degli ambiti del vivere sociale, l’ambito del comportamento stradale, il comportamento in situazioni di gruppo per esempio durante gli eventi sportivi, allo stadio, tutte situazioni in cui per una serie di motivi complessi l’individuo può essere maggiormente portato o favorito a mettere in atto o a tirar fuori comportamenti e reazioni che solitamente controlla, reprime e regola: esistono ambiti del nostro vivere sociale che in qualche modo sono ritualizzati in maniera tale da poter dare più libero sfogo a pulsioni primarie istintive, meno regolate, e l’assistere a comportamenti di questo genere in qualche modo contraddicenti può ulteriormente indurre confusione rispetto a ciò che è opportuno oppure portare il piccolo a farsi delle domande sul perché, sulle ragioni di queste differenze. Questi sono dubbi a cui il bambino non è in grado eticamente ancora di rispondere e quindi al momento potrà solo dare luogo a un malessere, un disagio e a un primo grado crescente di sfiducia nell’attendibilità dei modelli adulti che ha davanti”, conclude.
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