CATANIA – Un consorzio composto dall’Università di Messina, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e l’Università di Catania ha sviluppato un tool software, chiamato PACE, di supporto ai radiologi nella lotta al Coronavirus.
Per l’Università di Messina hanno preso parte alla ricerca il professore Giovanni Finocchio del Dipartimento di Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche e Scienze della Terra (MIFT), il professore Michele Gaeta e il dottor Giuseppe Cicero del Dipartimento di Scienze biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali.
Per l’Università di Catania hanno preso parte alla ricerca il professore Aurelio La Corte del Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica e l’ingegnere Giulio Siracusano, assegnista di ricerca nello stesso Dipartimento.
In pazienti Covid-19, la valutazione radiologica di lesioni polmonari è necessaria per il monitoraggio dell’evoluzione della malattia e la risposta a specifiche terapie. Quest’attività è resa complicata dal fatto che i pazienti, specialmente nella fase acuta della malattia, sono non collaborativi e/o in Terapia Intensiva.
Considerando inoltre che tali radiogrammi sono effettuati spesso con sistemi radiografici portatili, le immagini presentano artefatti che ne riducono la leggibilità. PACE è stato sviluppato per risolvere questo problema ottimizzando il contrasto di tali immagini radiografiche del torace. Ad oggi, è stato applicato a immagini di pazienti Covid-19 della struttura ospedaliera Policlinico Universitario G. Martino, mostrando la capacità di migliorare significativamente la lettura del radiogramma da parte del radiologo.
“L’algoritmo – conferma il professor Finocchio – combina lo stato dell’arte di tool numerici di elaborazione delle immagini, quali la decomposizione empirica bi-dimensionale, il filtro omomorfico e l’equalizzazione adattiva dell’istogramma in modo opportuno. Una delle difficoltà incontrate è stata la riduzione del tempo di calcolo, passata dai 30/40 minuti sulla prima versione di PACE a circa 3/4 minuti nella versione attuale, questo passaggio è stato necessario per pianificarne ulteriori sviluppi”.
“Dal punto di vista clinico – sottolinea il professor Gaeta – è stato importante trovare un modo per verificare che le informazioni aggiuntive osservate nelle immagini post-processate fossero reali. A tal proposito, sono state effettuate congiuntamente alle radiografie del torace anche delle TAC. La mia sorpresa principale è stata quella di vedere come le lesioni aggiuntive osservate nelle immagini elaborate con PACE fossero confermate dalle TAC”.
I risultati delle attività di ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Sustainability 2020, 12(20), 8573 (clicca qui per il link). Tali risultati sono a disposizione della comunità medica liberamente, per chiunque sia interessato a utilizzarlo può contattare il professor Giovanni Finocchio (email: gfinocchio@unime.it).
Immagine di repertorio