CATANIA – Voleva mettere un’inserzione sul mercatino per reclutare spacciatori. «A.A.A. cercasi pusher e vedette». Diceva questo Rosario Lombardo, 46 anni, durante un’intercettazione telefonica. Era proprio lui il capo del gruppo criminale che controllava lo spaccio di cocaina, marijuana e hashish fra il quartiere San Cristoforo e il villaggio Sant’ Agata, a Catania.
Con aria manageriale ogni giorno alle venti riuniva i suoi “uomini” per un briefing e distribuiva i compiti. C’era chi presidiava la zona e lanciava l’allarme se arrivavano i poliziotti, chi cedeva le dosi e chi raccoglieva il denaro e lo conservava in cassa. Da anni funzionava così il mercato della droga in questa zona di Catania. Stamattina all’alba il blitz della squadra mobile coordinata dal dirigente Antonio Salvago. Trentatre gli arrestati, dei quali otto già detenuti, cinque ai domiciliari e due latitanti.
Fra di loro c’è anche lui, il fantasma: Orazio Benedetto Cocimano, 50 anni; il vero boss del gruppo prima che lo arrestassero nel 2011, affiliato alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. «L’operazione di oggi è stata denominata Ghost – spiega Antonio Salvago – perché quando nel 2009 ci siamo messi sulle tracce di Cocimano, vedevamo che non utilizzava mai cellulari, cambiava di frequente la dimora, e variava costantemente i mezzi con i quali spostarsi. Era praticamente difficilissimo acciuffarlo ma alla fine ci siamo riusciti».
A far luce sulle dinamiche mafiose del gruppo sono stati alcuni collaboratori di giustizia che hanno “parlato” durante gli interrogatori dei magistrati della direzione distrettuale antimafia, coordinati dal procuratore capo Giovanni Salvi.
I componenti della rete di spaccio che è stata smascherata questa mattina avevano un ordine ben preciso, impartito da Rosario Lombardo e Daniele Nizza, 37 anni, entrambi ai vertici del clan dopo l’arresto di Cocimano: lo stoccaggio della droga doveva avvenire lontano dalla zona di spaccio per evitare grossi sequestri. Così i magazzini erano in via Osservatorio e in via Fossa Creta. Nel gruppo poi c’erano anche gli strozzini. Erano loro che tormentavano alcuni imprenditori e commercianti catanesi. Ora di questi reati dovranno rendere conto davanti al magistrato, oltre che di intestazione fittizia di beni e associazione a delinquere di stampo mafioso.