BRONTE – Ha preso la pistola, se l’è puntata contro e ha sparato. Una volta, poi un’altra e un’altra ancora. Al posto dei proiettili, però, all’interno c’erano chiodi. Se n’è conficcati sette nel petto. Voleva farla finita ma non c’è riuscito.
L’uomo di 63 anni, di Bronte in provincia di Catania, ha compiuto il gesto che ha il sapore dell’horror, all’interno della sua falegnameria. E probabilmente lo premeditava da qualche giorno, cioè da quando aveva avuto alcuni litigi familiari che lo avevano fatto piombare nello sconforto più profondo.
“Sto per togliermi la vita”, una comunicazione gelida fatta per telefono ai carabinieri prima di far partire i sette colpi dalla pistola sparachiodi. Quelle parole così perentorie erano solo un urlo di disperazione, la sua.
Dalla centrale operativa sono riusciti subito a risalire al mittente della telefonata e in pochi attimi una volante ha raggiunto il posto in cui il falegname brontese aveva deciso di uccidersi.
I carabinieri lo hanno trovato a terra, svenuto in una pozza di sangue ma ancora vivo e i sanitari del 118 lo hanno trasportato di corsa al pronto soccorso. Nel tentativo di suicidarsi l’uomo non ha tenuto conto della lunghezza dei chiodi che essendo di media grandezza non hanno raggiunto gli organi vitali.