Ipnosi stradale, cos’è e cosa comporta guidare e dimenticare la strada appena fatta: le parole dello psicologo

CATANIA – A chi non è mai capitato di guidare per lunghi tratti di strada e ritrovarsi già al punto d’arrivo senza essersene accorti? Si potrebbe erroneamente pensare a una semplice distrazione, a un colpo di sonno, ma molti segnali aiuteranno il conducente del mezzo a capire che si è invece trattato di un episodio di ipnosi stradale.

L’ipnosi stradale – da definizione – è uno stato mentale nel quale una persona riesce a guidare un automezzo per grandi distanze, rispondendo in modo corretto e sicuro (quasi sempre) agli eventi esterni pur non riconoscendo di averlo fatto in maniera volontaria.

Sul caso è intervenuto lo psicologo catanese Marco Cappuccio: “Questo processo è assolutamente normale, la mente umana funziona così. Essendo la mente umana nel rapporto con la realtà esterna molto complessa, è normale che ci siano dei livelli di funzionamento più consapevoli, soggetti al controllo cosciente e volontario della nostra mente e invece attività che svolgiamo in maniera meno consapevole o addirittura inconscia, in maniera automatica. Questo ‘pilota automatico’ è una modalità abituale della mente che risponde a un principio di economicità del funzionamento della stessa. Nel nostro quotidiano spesso e volentieri effettuiamo attività complesse o più attività contemporaneamente, come guidare la macchina e intanto fare altro (ascoltare la radio, pensare, conversare con un passeggero), e quasi in un rapporto di figura-sfondo alcune attività passano in secondo piano rispetto ad altre. Si tratta di attività che l’essere umano nel suo sviluppo cognitivo ha appreso progressivamente e può svolgere in una maniera automatica. Un bambino quando inizia a camminare è concentrato su questa attività, ma quando imparerà bene a farlo, lo farà senza rendersene conto, in maniera inconscia, lo stesso vale per la guida dell’auto”.

Prosegue: “Il fatto che questo evento sia detto ipnotico ha a che fare con un’altra caratteristica di fondo della mente umana. La mente apprende e funziona sulla base di stimoli esterni o interni, quelli esterni in particolare determinano un’attivazione del sistema nervoso e quindi del funzionamento mentale, dunque quanto più l’ambiente esterno invia stimoli ampi, tanto più la mente umana si attiva nel rispondervi. Tanto più invece diminuiscono gli stimoli esterni, tanto più la mente del soggetto può mettersi in una condizione quasi di pausa. Ad esempio, il sonno è associato a un ambiente esterno che è ricco di stimoli che attivano la mente, ci si addormenta quando l’ambiente esterno produce un’uniformità o una povertà di stimoli“.

“La condizione ipnotica, infatti, sta a metà tra la condizione di veglia, quella attenta, e quella di sonno, di assenza totale di coscienza. L’ipnosi stradale è una condizione di semi-coscienza e avviene soprattutto quando la guida è monotona, uniforme e non varia. Tanto che agli automobilisti viene raccomandato in certi casi di sottoporsi a degli stimoli che li tengano attivi, come conversare, ascoltare la radio (più che la musica poiché diseguale). Di base l’ipnosi può funzionare senza problemi se nel contesto generale della guida non ci sono variazioni improvvise della situazione, perché rispondere a un’evenienza che interrompa la monotonia richiede attenzione e vigilanza, che nel tempo della guida sono diminuite”, continua.

Figlio di un processo di automazione (dove la parte cosciente e la parte incosciente del corpo sono in grado di concentrarsi su cose diverse), l’ipnosi stradale è stata descritta per la prima volta in un articolo del 1921 come semplice stato di trance, dove gli occhi restano fissi su un unico punto. Circa 8 anni dopo, poi, questo fenomeno sarebbe stato descritto come un “dormire ad occhi aperti” durante la guida del mezzo, studio che avrebbe condotto successivamente – circa intorno agli anni ’50 – a pensare che alla base di alcuni incidenti stradali inspiegabili vi fosse proprio questo fenomeno di dissociazione.

“Non possiamo dire di avere più riflessi o che sia pienamente sicuro. Guidare in queste condizioni non è un’anomalia, ma per poter fare più cose automaticamente non tutto quello che stiamo facendo può stare su uno stesso livello di importanza, altrimenti non ci riusciremmo. Necessariamente ci sono attività dove dobbiamo fare più attenzione e altre che possiamo fare più automaticamente, camminare è una cosa di questo tipo. Noi camminiamo sempre senza pensarci. In questo senso possiamo dire che guidare in questo stato è indice di una certa abilità, perché vuol dire che siamo abituati a farlo, ma il problema è che siamo comunque esposti a un rischio: se quella attività incontra delle evenienze straordinarie, possiamo avere difficoltà a rispondere immediatamente a quello stimolo esterno e questo può causare l’incidente stradale. L’importante è tenersi svegli, vigili, spezzare la monotonia della guida così da riuscire a non cadere nello stato di ipnosi”, spiega il dottore.

Nel caso dell’ipnosi stradale, un flusso di coscienza sta guidando, mentre un altro flusso si sta confrontando con altro. Può svilupparsi perfino un’amnesia parziale o completa per la coscienza dissociata che ha guidato l’automezzo.

Questa amnesia, però, rischia di rivelare conseguenze dannose: “L’esempio dei genitori che dimenticano i bambini in macchina può essere associato a questo processo mentale. L’evenienza straordinaria è quella di accompagnare il bambino, ma per abitudine il genitore o chi per lui compie le stesse azioni di sempre, dimenticandosene e proseguendo magari nel tragitto verso il luogo di lavoro, uscendo poi dalla macchina ed entrando in ufficio senza accorgersi in alcun modo che dentro il mezzo, purtroppo, è rimasto il bambino, conclude.

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