Il potere infinito dei soldi, raccomandazioni e politica: la grande ragnatela corruttiva di Montante

Il potere infinito dei soldi, raccomandazioni e politica: la grande ragnatela corruttiva di Montante

PALERMO – Tutto gira intorno ai soldi. Politica, corruzione, malavita e informazione. Questa la triste realtà che emergerebbe dalle ultime indagini e dalle accuse da cui deve difendersi l’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante.

Secondo quanto evidenziato dagli inquirenti, infatti, l’imprenditore, ex paladino dell’antimafia, teneva molto al rapporto con i centri di potere e cercava di tenerli sotto controllo in tutti modi. Quale mezzo migliore se non quello economico? “In questo modo non rompono i coglioni”, emergerebbe da un’intercettazione inserita nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta.

La comunicazione, a quanto emerge nella circostanza, sarebbe il mezzo principale per tenere in vita un governo. Proprio perché l’informazione ha un potere rilevante, quasi da temere. Ed ecco, allora, la critica all’ex presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta: “Mandare a casa 22 giornalisti, è un cretino, un coglione di dimensioni cosmiche. Pazzesco, il governo si mantiene con la comunicazione”.

E, ancora, emblematico e chiaro nel mettere in risalto i suoi agganci e come avesse le “mani” ovunque anche il messaggio che passa pure da un’altra intercettazione: “Dunici due milioni e quattrocento mila euro all’anno e non rompono i coglioni, capisti? Di pubblicità, no attività”. Insomma, il modo migliore per tenersi stretto il mondo della comunicazione e dell’informazione.

Un potere e carisma costruito e coltivato nel tempo attraverso amicizie e scambi di favori. Dopo le indagini, infatti, è stato ritrovato un grande archivio multimediale di file elettronici contenenti messaggi, curriculum e richieste reciproche.

Tra queste spicca quella fatta da Montante a Vincenzo Arnone, uomo d’onore della famiglia Serradifalco e suo testimone di nozze, per “lasciare spazio” all’amico Massimo Arnone per la realizzazione di un supermercato nel 2000. E, ancora, le diverse richieste di assunzione di figli, amici e parenti da parte di comandanti o ex comandanti di guardia di Finanza, polizia tributaria e carabinieri. Il tutto sempre in cambio dell’opportunità di rafforzare il proprio ruolo di presidente dell’ente Sicindustria.

Un gioco di forze e di potere talmente consolidato da influenzare anche la politica e le scelte di governo. Secondo quanto dichiarato da Marco Venturi, suo ex amico, Montante avrebbe finanziato anche le campagne politiche di Totò Cuffaro. Quest’ultimo avrebbe ricevuto diverse valigette piene di soldi, episodi confermati dalle intercettazioni su Michele Trobia, presidente del circolo tennis di Caltanissetta: “Ca ci su 800 milioni, ca 600”, in riferimento ad alcune borse destinate a Cuffaro da parte di Montante. Episodio che ha scatenato l’ira e la smentita del governatore eletto nel 2001: “Da lui non ho mai ricevuto neanche un caffè! Pronto a querelarlo qualora non rettifichi ciò che ha detto. La millanteria e la falsità di una persona possono raggiungere livelli inauditi”.

Ma non solo, perché anche in altri casi si parla di mazzette, o meglio “mazzettone”, di centinaia di migliaia di euro. Sarebbe stato l’intervento dello stesso Montante a convincere l’Udc a sostenere a presidente della Regione Rosario Crocetta, poi vincitore. Così come, in base a quanto raccontato da Gaetano Armao (assessore all’Economia del governo Lombardo prima e di quello Musumeci adesso), “attraverso il lavoro politico di Giovanni Pistorio e Giuseppe Lumia (Partito Democratico), avrebbe cambiato la maggioranza in favore del governatore Raffaele Lombardo”.

Tra gli altri elementi emersi, sembrerebbe che Montante potesse contare anche su una talpa all’interno della commissione Antimafia: “Ha fatto tutte le mie domande”. Questa la frase che si sente in un’intercettazione ambientale mentre parla con Linda Vancheri, al tempo assessore regionale alle Attività produttive del governo Crocetta.

Questo in relazione all’audizione fatta all’imprenditore Marco Venturi, prima grande amico di Montante, poi suo primo accusatore. Le sue amicizie in commissione avrebbero consentito di far fare una brutta figura a Venturi durante un interrogatorio.