GELA – Le organizzazioni sindacali parlano di “inganno di Stato”.
Scatta la protesta dei lavoratori dell’indotto e dei dipendenti del petrolchimico Eni che dalle 4 di stamattina hanno paralizzato il traffico sulle strade per Catania e per Licata.
I blocchi organizzati dai Cgil, Cisl e Uil rappresentano un’azione di protesta contro la chiusura della raffineria e contro la sua mancata riconversione in “green refinery”.
I lavoratori delle imprese appaltatrici, fermi da oltre due anni ed esauriti tutti gli ammortizzatori, rischiano il licenziamento perché i cantieri previsti dal protocollo d’intesa del novembre 2014 non sono mai stati aperti.
A distanza di due anni dall’accordo la situazione è in una fase di stallo perché Stato, Regione, Comune, Eni e parti sociali non riescono a trovare la strada per siglare l’accordo di programma, indispensabile per risolvere la questione.
“È iniziata stanotte – dice il segretario provinciale della Cgil, Ignazio Giudice – una mobilitazione lunga e faticosa per impedire che dopo la raffineria chiuda anche la città. Ci appelliamo a Renzi – aggiunge Giudice – perché dia risposte a favore di disoccupati, precari, nuovi poveri e commercianti, non con elemosine ma con una legge speciale per Gela che garantisca salute e lavoro”.