Caso Saguto, arrivano le dichiarazioni dei testimoni: “Privilegi per il marito”

CALTANISSETTA – Presunta gestione illecita dei beni confiscati alla mafia. È questa una delle principali accuse perpetrate nei confronti di Lorenzo Caramma e della moglie, ex presidente della Sezione misure di prevenzione di Palermo, Silvana Saguto.

Per Caramma, ingegnere, addetto alla manutenzione dei mezzi del gruppo Buttitta, amministrata dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, sarebbe stata prevista una posizione privilegiata, rispetto ad altri assistenti.

Questo presunto aspetto è emerso stamattina, durante il processo verso 15 imputati, dalle parole di Fidel Carollo, addetto alla contabilità del gruppo Buttitta. Secondo quest’ultimo, infatti, l’iniziale compenso di 2 mila euro al mese di Caramma, venne quasi raddoppiato (3450 euro al mese). Un privilegio che spettò solo a Lorenzo Caramma, al quale però, come evidenzia la difesa, vennero anche assegnate altre mansioni, come la manutenzione dei mezzi, i processi di produzione e la gestione dell’officina.

Sempre secondo quanto dichiarato dal testimone, l’ingegnere Caramma, insieme ad altri pochi professionisti, durante un momento di crisi che l’azienda attraversò nel 2014, “fu l’unico al quale venne riconosciuto per intero lo stipendio per necessità “impellenti””.

Secondo quanto raccolto dalla testimonianza del commercialista Stefano Buscemi, l’imputato avrebbe chiesto il pagamento di una fattura da 5600 euro per ben due volte. Buscemi si accorse di questa anomalia solo nel momento in cui venne interrogato dalla guardia di finanza nel 2015.